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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

25-01-2017 20:53

Music News di Augusto Sciarra

(cittadellaspezia.com)
Musica, film e installazioni per il Giorno della Memoria
Riflessione, memoria e iniziative spontanee. Sono questi gli elementi costanti che accompagneranno il Giorno della Memoria alla Spezia. Il 27 gennaio si celebreranno le iniziative che prenderanno il via alle 9 nel parco della scuola 2 Giugno. Seguirà la proiezione del film "il viaggio di Fanny".Alle 10,30 presso il Cinema "Il Nuovo" verranno consegnate le medaglie d'onore ai cittadini italiani militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e alle 10.45 avrà luogo la consegna delle borse di studio ANED agli studenti vincitori del Concorso "Franco Cetrelli". Alle 12,30 in Piazza Verdi coro formato dalla prime classi della scuola "Silvio Pellico". Alle 17,30 presso il Tunnel Antiaereo di via del Prione sottostante Scalinata Quintino, inaugurazione dell'installazione artistica "Heimweh" alla quale parteciperanno anche i poeti Mitilanti.

(strill.it)
Cosenza – Giornate della memoria alla Casa della Musica
Le giornate della memoria saranno aperte giovedì 26 gennaio, alle ore 10,00, alla Casa della Musica.  Il clou della prima giornata sarà la conversazione sul tema “La musica nella cultura yiddish” con la partecipazione di Rudi Assuntino e Marta Petrusewicz. Sarà il film “L’isola in via degli Uccelli” del regista danese Soeren Kragh Jacobsen, tra i fondatori del movimento “Dogma 95”, ad aprire ufficialmente, alle ore 12,00, la rassegna cinematografica. Alle ore 14,00, proiezione de “La Rosa bianca – Sophie Scholl” diretto dal regista tedesco Marc Rothemund. Il film di animazione “Galline in fuga”, diretto da Peter Lord e Nick Park, sarà proiettato alla Casa della Musica alle ore 16,00. Sempre giovedì 26 gennaio, alle ore 18,00: “Il labirinto del silenzio” di Giulio Ricciarelli, regista italiano. Ultima proiezione di giovedì 26 gennaio, “Il figlio di Saul” film del regista ungherese László Nemes, vincitore dell’Oscar 2016 per il miglior film straniero e, nel 2015, del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.

Venerdì 27 gennaio, alle ore 9,00, il film “Jona che visse nella balena” di Roberto Faenza. Alle ore 11,00, “Arrivederci, ragazzi” di Louis Malle, Leone d’oro a Venezia nel 1987. Dalla regista ungherese Márta Mészáros arriva il film che sarà proiettato alle ore 14,00, “La settima stanza”. Ore 16.00, documentario di Paolo Santoni, “Tzigari”, storia rom. “Train de vie” (ore 18,00) del regista rumeno Radu Mihaileanu. A chiudere la maratona cinematografica sarà il film di Margarethe Von Trotta Rosenstrasse (ore 20,00), microstoria di un capitolo dell’Olocausto.

Sabato 28 gennaio, ore 15,30, “Cinque sensi di marcia”. Tema dell’edizione speciale è “La città dei Bruzi in ricordo della Shoah”. Tutte le iniziative delle giornate della memoria a Cosenza saranno gratuite.

(internazionale.it)
Il Maestro che ha raccolto la musica dell’Olocausto
Maestro è un documentario che ricostruisce la storia di Francesco Lotoro, musicologo e pianista, che ha dedicato più di vent’anni a rintracciare, recuperare, trascrivere, eseguire e registrare la musica composta dalle vittime dei campi di concentramento e di sterminio durante la seconda guerra mondiale. Si tratta di un’impresa enorme che ha raccolto più di diecimila spartiti, molti su carta straccia o perfino su carta igienica, scritti in luoghi di tormento e di morte. Gli autori erano per lo più ebrei, alcuni di loro protagonisti della musica europea tra gli anni venti e trenta, ma anche rom e polacchi cristiani. Tanta musica classica e d’avanguardia, tango e canti popolari ma soprattutto brani scritti per rendere sopportabile la prigionia, per sentirsi ancora umani.

(lastampa.it)
Al Teatro Regio musica e parole per non dimenticare la Shoah
Nella giornata della memoria, venerdì 27, il Teatro Regio di Torino, alle 20,30, propone un percorso musicale per non dimenticare la Shoah con brani di Arnold Schönberg e Felix Mendelssohn-Bartholdy. Ad aprire è la “Notte trasfigurata” (Verklärte Nacht op. 4) di Schönberg nella trascrizione per orchestra d’archi che compie cento anni. Poi “Un sopravvissuto a Varsavia” (A Survivor from Warsaw) sempre di Schönberg, partitura per orchestra, coro e voce recitante (cui dà forma Gabriele Lavia) che descrive la repressione che i nazisti compirono nel Ghetto di Varsavia. “Recitarlo – dice Lavia - è sempre difficile. È un testo, tremendo e profondo, che ho già eseguito altre volte, mi ha colpito fin dalla prima volta che l’ho ascoltato quando ero ancora ragazzo”. Chiude la “Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 “Italiana” di Felix Mendelssohn-Bartholdy.

(cataniatoday.it)
Arriva in concerto a Catania Kyle Eastwood. Compositore di talento e contrabbassista jazz, il figlio di Clint Eastwood il 15 febbraio si esibirà al teatro Abc.
Il musicista si esibirà con Andrew McCormack al piano, Chris Higginbottom alla batteria, Graeme Blevins al sassofono, Quentin Collins alla tromba. Primo figlio della star americana, Kyle è cresciuto a Carmel, in California ed è stato indirizzato alla musica dal padre. Ha realizzato colonne sonore per film di successo come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino e Invictus."Quando ho detto a mio padre che volevo fare il musicista, era veramente contento. La musica è sempre stata importante nella mia famiglia. – commenta Kyle – Le mie radici affondano nel jazz ma mi piace aggiungere sapori differenti".

Parole & Musica: Kyle Eastwood
“I miei maestri sono: Charles Mingus, John Coltrane e Miles Davis. Amo anche musicisti che suonano altri generi, come Johnny Cash. Sono un grande fan del rhythm and blues”.

“Avevo sette anni quando ho cominciato a prendere lezioni di pianoforte. A dodici sono passato alla chitarra e, due anni dopo, al basso elettrico. A diciotto anni ho capito che volevo diventare un professionista e ho cominciato a studiare musica seriamente”.

“La musica è sempre stata molto importante nella mia famiglia. I miei genitori mi portavano a vedere concerti di musica jazz, in particolare al Monterey Jazz Festival, città dove vivevo all'epoca. Ricordo la volta in cui mio padre mi ha fatto salire sul palco per vedere da vicino la band di Count Basie. Era il 1976, sono rimasto subito colpito da quella musica”.

“Qualche anno fa ho tenuto un concerto alla Carnegie Hall di New York. E’ stata un’esperienza meravigliosa. Ho suonato insieme ad alcuni grandi musicisti: il trombettista Clark Terry, il batterista Ben Riley”.

“Ennio Morricone è uno dei miei compositori preferiti. Ammiro molto anche Jerry Goldsmith, Henry Mancini. John Williams è uno dei più grandi”.

(bolognatoday.it)
Bologna fra le migliori città per gli amanti della musica: lo dice il "Culture Trip". Il Museo e la Biblioteca della Musica, il Teatro Comunale e l'importanza che la musica ha avuto nella storia e nell'economia della città. Non solo. Merito anche dei club e dei locali che fanno buona musica live.
Bologna fra le 15 migliori città al mondo per gli amanti della musica insieme a capitali come Parigi, Londra, New York. Lo scrive "The Culture Trip", facendo una panoramica globale fra la grandiosità classica (di Milano per esempio, altra città italiana presente nella classifica), la rumba e il mambo dell'Havana, il folk di Nashville e gli altri centri che si distinguono per avere un grande patrimonio musicale.

(siciliainformazioni.com)
Ivan Graziani, a 20 anni da morte esce “Rock e Ballate per Quattro Stagioni”
In occasione dei venti anni dalla scomparsa prematura di Ivan Graziani, avvenuta il primo gennaio 1997, sarà pubblicato il triplo cofanetto, dal titolo “Rock e Ballate per Quattro Stagioni”. Oltre ai “successi” più conosciuti, contiene: “Ugo l’italiano” e l’introvabile “Canzone senza inganni”, scritta e interpretata con Ron e Goran Kuzminac; “Il tamburino”, cover” di Ivan, “The little drummer boy” (conosciuta nella versione di Bing Crosby e David Bowie).  All’interno: disegni originali di Ivan, un pensiero di Tonino Guerra.

Time – Note dal Passato: Neil Young
“Quando ripenso alla mia infanzia ci sono molte cose che scintillano. E’ un po’ come se la mia memoria avesse cancellato gli aspetti cattivi. Ricordo che a nove anni ho avuto la poliomielite, ma anche le splendide giornate passate al sole. Ci sono dei momenti nella vita nei quali si deve fare riferimento alle belle immagini del passato per trarne forza”.

“Sono cresciuto ascoltando Frankie Laine, Lena Horne, Della Reese, Tommy Dorsey, The Glenn Miller Orchestra, Cab Calloway. A casa non perdevamo mai “Rawhide”, un programma televisivo sul Far West. Adoravo la musica country. Una delle mie canzoni preferite era “It Might Have Been”, una sorta di valzer composto da Jo London. Sognavo di fare il fattore, di entrare in una scuola di agraria. Ma ho scoperto Elvis Presley, Ronnie Self, The Chantels, la musica trasmessa dalle radio del Sud degli Stati Uniti e di Toronto. E così ho cambiato idea e a sedici anni ho lasciato la scuola”.

“Ho sofferto di epilessia, una malattia allora sconosciuta. L’aspetto psicologico è importante, ma non spiega le crisi. Il colpevole è il cervello. Se il mio riceve troppi segnali, troppe informazioni nello stesso tempo, può girare male a livello fisico”.

“Durante la registrazione dell’album “Tonight't The Night” stavo vivendo un momento difficile. La morte di Danny Whitten, membro dei Crazy Horse, aveva lasciato un profondo segno su di me e così quella di Bruce Berrie, un roadie che ci accompagnava in tournée. Avevo raggiunto il successo in un tempo ragionevolmente breve, e mi sono ritrovato annientato da questi fatti che hanno lasciato un profondo segno dentro di me”.

“I vecchi fan continuano a comprare i miei dischi. Ma ce ne sono di giovanissimi che non erano neanche nati ai tempi dei Buffalo Springfield. Sono questi ultimi a venire ai miei concerti. È bello il contatto coi più giovani”.

“I ’60 sono stati gli anni dell'idealismo, gli ‘80 del realismo. Personalmente credo di essere più realista di un tempo, anche se conservo tuttora alcuni ideali e convinzioni di ciò che costituirebbe un miglioramento per il mondo. La mia anima è sempre la stessa. È cambiato il corpo. Oggi ho molte più cicatrici. Alcune ferite si rimarginano, altre purtroppo no. Credo lo si possa constatare nelle mie canzoni. Oggi ho un rapporto più sereno con me stesso e con la mia musica”.

“L'idealismo è scomparso nel pubblico, nella gente, ma non negli artisti. È l'audience che decide i cambiamenti sociali, non certo il musicista. I musicisti non possono far altro che cantare le loro canzoni. È la risposta della gente a fare la differenza, a far crescere nuovi fermenti. Nei 60 ognuno era convinto che si potesse cambiare il mondo. Poi è arrivata la delusione, e dopo ancora la disillusione. Oggi esistono molti alcolisti e tossicodipendenti che negli anni 60 erano hippie e adesso si trovano in clinica per farsi curare. Gli hippie di allora sono o drogati e alcolizzati o avvocati e liberi professionisti. Questo non era il domani che gli hippie immaginavano. Il loro credo era: pace, amore, musica e nirvana, deponiamo le armi e non preoccupiamoci di nulla, tutto andrà a posto da solo. Non è stato così”.

“Sono stati la cocaina e i problemi di ego che hanno portato allo scioglimento di Crosby, Stills, Nash & Young. Si può sopravvivere alla cocaina, si possono superare i problemi di ego, ma se le due cose si mischiano è la fine”.

“Salire sul palco mi rende nervoso. Quando ci sono troppe persone nel mio camerino, vado in bagno da solo, apro la doccia, faccio dei vocalizzi per scaldare la voce e dei respiri profondi. E’ quasi una sorta di rito indiano”.

augusto.sciarra@rai.it

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