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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

22-02-2017 13:53

Music News di Augusto Sciarra

(spettakolo.it)
Depeche Mode: “Siamo estremamente orgogliosi di Spirit”
Manca poco meno di un mese all’uscita del nuovo album dei Depeche Mode. Spirit rappresenta la prima collaborazione dei Depeche Mode con James Ford, autore che in passato ha lavorato con importanti nomi del panorama indie rock: Foals, Florence & The Machine, Arctic Monkeys. “Siamo estremamente orgogliosi di “Spirit” e non vediamo l’ora di farlo sentire a tutti. Con James Ford e il resto del team di produzione abbiamo realizzato un album che trovo davvero potente, tanto a livello di sound quanto a livello di messaggio” ha fatto sapere Dave Gahan.

(lasicilia.it)
Nicola Piovani porta in Sicilia "la musica pericolosa": tre concerti nell'Isola. Il musicista e compositore: “I suoni diventano un pretesto per parlare della vita”.
Il musicista e compositore premio Oscar per la colonna sonora del film La vita è bella di Roberto Benigni, porta in Sicilia La musica è pericolosa, spettacolo che trae il titolo dal suo omonimo libro, che sarà messo in scena giovedì 23 febbraio, al Teatro Impero di Marsala, venerdì 24 febbraio al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta e sabato 25 febbraio al Teatro Garibaldi di Enna. La musica è un racconto musicale, narrato dagli strumenti che agiscono in scena: tastiere e fisarmonica (Rossano Baldini), sax e clarinetto (Marina Cesari), violoncello, chitarra e mandoloncello (Pasquale Filastò), batteria e percussioni (Ivan Gambini), contrabbasso (Marco Loddo) e pianoforte (Nicola Piovani). A scandire le stazioni di questo viaggio musicale in libertà, Nicola Piovani che racconta al pubblico il senso di questi frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro di cantautori e di registi.

(stile.it)
La musica è una droga. Come il sesso. Lo dice anche la scienza: una bella canzone, così come un orgasmo, funge da oppio per il nostro cervello.
La triade “sesso, droga e rock and roll” ha davvero qualcosa in comune. Secondo uno studio della McGill University canadese, pubblicato su “Scientific Reports”, la musica, l’orgasmo e le droghe fanno presa sui neuroni seguendo gli stessi identici circuiti. La musica, così come l’amore, funge da “oppio” per il cervello. “La ricerca – spiega lo psicologo cognitivo Daniel Levitin – offre la prima dimostrazione che gli oppioidi endogeni, le “droghe” prodotte a livello cerebrale come ad esempio le endorfine analgesiche ed eccitanti, sono direttamente coinvolte nel piacere generato dalla musica”.

(iodonna.it)
Andy Warhol, trent’anni fa la scomparsa del re della Pop Art. “Quando lavoravo per le riviste cercavo di essere originale, ma loro non lo volevano, così decisi di non essere più fantasioso”. Il 22 febbraio del 1987 se ne andava, dopo un banale intervento alla cistifellea, il padre dell’avanguardia creativa di massa.
Andy Warhol si è imposto come icona di un’epoca, capace di travalicare i circuiti dell’arte e con la sua Factory diventare il polo magnetico della New York underground degli Anni 60. Warhol inaugura la Factory il 28 gennaio 1964. Una vecchia fabbrica di cappelli diventa una fucina creativa di lavoro collettivo aperta giorno e notte. Dalla Factory nomi noti come: Bob Dylan, Jim Morrison, Truman Capote, Mick Jagger, Brian Jones, Yoko Ono, Salvador Dalí, Allen Ginsberg, Jack Kerouac.

Warhol: “Negli anni seguenti alla decisione di essere un solitario, divenni sempre più popolare e mi trovai con sempre più amici. Professionalmente mi andava bene. Avevo il mio studio e alcune persone che lavoravano per me, e si creò una tale intesa che in effetti loro vivevano nel mio studio. Notte e giorno. Amici di amici”.

A fianco del padre della Pop Art si alternano donne brillanti, belle, aristocratiche: Edie Sedgwick, Nico, Isabelle Collin Dufresne alias Ultra Violet, Jane Forth, Brigid Berlin, Marisa Berenson. A gravitare nell’universo mondano di Warhol saranno anche le regine dello star system: Bianca Jagger, Liza Minnelli, Madonna, Patti Smith, Jerry Hall, Jane Fonda, Blondie al secolo Debbie Harry. Le nobildonne del jet set: Lee Radziwill, Diane von Furstenberg, Diana Vreeland. Valerie Solanas, conquista la fama per essere quella che gli spara a bruciapelo per un rifiuto dell’artista di produrre un suo dramma teatrale. Solo l’abilità dei medici riesce a strapparlo alla morte. É il 3 giugno 1968.

Warhol nel 1969 fonda la rivista Interview insieme a John Wilcock e Gerard Malanga e recluta la modella italiana Daniela Morera, per occuparsi di cinema e moda. Sul piccolo schermo Warhol porta il suo vasto mondo: nel 1979 è autore di Fashion, un tuffo nel mondo della moda tra make up, modelli, fotografi, designer;negli anni ’80 realizza Andy Warhol’s Fifteen Minutes per MTV. Davanti alle sue telecamere passeranno: Courtney Love, Duran Duran, Carol Alt, Frank Zappa.

Time – Note dal Passato: Andy Warhol
“Il lavoro è per me un valore. Mi impedisce di pensare ad altro. Oggi si dice che bisogna trovare il tempo per divertirsi. Io non sono d’accordo. Vorrei che si lavorasse di più. Sferruzzare di più, roba del genere”.

“I rapporti sessuali sono come di un lavoro. Prima di tutto perché il sesso è obbligatorio. E’ un’attività. Bisogna sprecarci dell’energia”.

“La perversione, secondo me, è l’omicidio. Le persone che si ammazzano tra loro, questo è perverso. Non mi piace questo genere di cose: fare del male agli altri. Per il resto alla perversione non ci penso mai”.

“Non ho mai voluto essere pittore. Volevo fare il ballerino di tip tap. Non so se sono un esempio della nuova tendenza dell’arte americana. Non credo che gran parte della gioventù mi prenda come modello, benché i giovani sembrino amare il mio lavoro”.

“Se volete sapere tutto di Andy Warhol, basta che guardiate la superficie: quella delle mie pitture, dei miei film e la mia. Non c’è niente dietro”.

(gazzettadimodena.gelocal.it)
Torna Crossroads, cento giorni di jazz con i grandi. Saranno quattro gli appuntamenti modenesi della diciottesima edizione di Crossroads, la rassegna di musica jazz e non solo che si svolge in diversi comuni della regione.
Il primo appuntamento “made in Modena” sarà con Regina Carter il 28 marzo al Teatro Dadà di Castelfranco. Seconda tappa modenese il 2 aprile all'Off con la Banda Magda. Terzo concerto il 6 aprile alla Tenda di Modena con Leyla McCalla. Quarto e ultimo appuntamento con Fabrizio Bosso, il 20 aprile, sempre alla Tenda. Saranno più di sessanta i concerti con tappe in una ventina di città. Gli oltre 500 artisti coinvolti e le migliaia di km da percorrere per seguirli danno forma a una kermesse unica nel suo genere.

Sarà Paolo Fresu a dare il via alla manifestazione, il 26 febbraio al Teatro De André di Casalgrande. Ai grandi nomi nazionali e internazionali che si esibiranno in varie località dell'Emilia Romagna, si aggiunge il “Correggio Jazz”. Un festival nel festival che, oltre ad Enrico Rava e Geri Allen, vedrà le esibizioni di Danilo Rea (16 maggio), Jacob Collier (il 18), Cristiano Arcelli (il 20), Fabbrica dei Botti (il 22), Dado Moroni e Max Ionata (il 23), Tower Jazz Composers Orchestra (il 27), il trio da antologia della pianista Carla Bley con Andy Sheppard e Steve Swallow (il 28).

(musicajazz.it)
Umbria Jazz torna a Terni con un festival di quattro giorni dal 14 al 17 aprile. II concerto di Pat Metheny il 4 maggio, Umbria Jazz in Cina per la visita del Presidente Mattarella con Rita Marcotulli.
Umbria Jazz ritorna a Terni. L’idea è di presentare l’Umbria come una regione che conserva, anzi rafforza, la sua tradizionale immagine culturale con i grandi eventi. Il festival di Terni, come il concerto in beneficienza di Pat Metheny il 4 maggio ad Assisi e le iniziative che si svolgeranno a Norcia in estate, e ovviamente Umbria Jazz 17 a Perugia, vanno tutte in questa direzione. Il festival di Primavera si svolge dal 14 aprile (Venerdì Santo) al 17 (Pasquetta) e coniuga momenti di spiritualità legati alla Pasqua con altri più “leggeri” e più appropriati ad un clima di vacanza.

Gli artisti: Paolo Fresu rilegge il Laudario di Cortona, London Community Gospel Choir, Incognito, Gino Paoli & Danilo Rea, Piero Odorici Connection, Chico Freeman Plus+Tet, Sammy Miller and The Congregation, Funk Off.

Time – Note dal Passato: Paul McCartney
“I miei primi ricordi musicali risalgono a mio padre che suonava il pianoforte a casa, insieme al suo amico Freddie Rimmer. Lavoravano al marcato del cotone di Liverpool. Si divertivano così perchè non avevano altro. Io li ascoltavo sdraiato sul tappeto”.

“A vent’anni pensavo che a trenta mi sarei sentito già vecchio. Mai avrei immaginato che alla mia età avrei suonato ancora davanti a migliaia di persone”.

"I Beatles hanno pensato qualche volta di tornare insieme,  ma ha prevalso il timore di rovinare questa splendida storia”.

“Ancora oggi mi risulta difficile pensare di essere stato uno dei Beatles. Questa sensazione di meraviglia non è mai svanita, e ne sono felice”.

“In studio di registrazione curavamo in modo quasi maniacale tutti i dettagli di una canzone, i ritornelli, la ricerca di nuovi suoni. Abbiamo trattato le nostre canzoni con la cura e l’attenzione dei grandi architetti classici. Dietro le grandi opere c’è sempre un grande lavoro”.

“Difficilmente mi fermo per guardarmi indietro. Non sono uno di quelli che va a rileggere i vecchi diari. Nel corso della mia lunga carriera ho incontrato tantissime persone che mi hanno detto che la musica dei Beatles ha cambiato la loro vita. Sentire oggi in radio canzoni di quarant’anni fa è qualcosa che va al di là di ogni immaginazione. In un mondo in cui tutto passa, i Beatles restano. In quelle canzoni c’è qualcosa che parla al cuore della gente. Mi meraviglia pensare che dietro tutto questo ci sono anche io”.

“Nel 1965, al concerto allo Shea Stadium di New York, i Beatles si sono presentati  in scena con un’amplificazione ridicola. Sul palco non si sentiva nulla e così anche tra il pubblico, a parte le prime due file. 40 mila fan impazzivano davanti a quattro ragazzi con i capelli a caschetto, che si agitavano come matti senza emettere uno straccio di suono. Visto da fuori doveva sembrare uno spettacolo surreale. E’ stato un momento irripetibile di suggestione collettiva. Vedevo centinaia di fanciulle in lacrime che si strappavano i capelli”.

“John Lennon se n’è andato nel momento in cui tra noi era tornata la serenità. Prima e dopo i Beatles litigavamo su tutto. Nel 1980 finalmente avevamo ripreso a colloquiare senza sbattere giù il telefono”.

“Soldi e successo non mettono mai al riparo dalla vita. Quando Linda, la donna con cui avevo una complicità totale, se n’è andata a causa di una terribile malattia, non me ne è fregato niente di aver scritto Yesterday o Let it be”.

“Era il giorno di Natale del 1981. Verso le dieci del mattino squilla il telefono di casa. Una voce esile dall’altra parte mi dice: “Sir McCartney le piacerebbe ascoltare qualche mia canzone?”. Io rispondo: “Signorina non la conosco, se vuole mi mandi qualche nastro”. A quel punto mi dice: “Sono Michael Jackson”. Così è nata una grande amicizia. Michael era un uomo impreparato alla vita, perché la sua vita era l’arte. Lui non camminava, danzava. Lui non parlava, cantava. I suoi consigli ai musicisti non erano tecnici ma poetici”. 

“Ho pensato come un Beatles per molto tempo. E così, all’epoca dei Wings, per un lungo periodo mi sono rifiutato di reinterpretare i classici del gruppo. Cercavo qualcosa di nuovo. Era successo tutto troppo in fretta e in modo violento per non lasciarmi scottato. Poi ho iniziato a pensare al pubblico. Ho capito che molti desideravano ancora ascoltare le nostre canzoni e mi è tornata la passione. Ho anche creduto  che il mio status mi tenesse al riparo dalle tragedie della vita. Poi di colpo il destino si è portato via Linda, la donna che amavo”.

“Mi sveglio presto. Mi chiudo nel mio spazio privato, e raccolgo i pensieri, le idee. E’ come una terapia. Durante il resto della mia giornata incontri giornalisti, faccio qualche ripresa, sono sempre in compagnia di un sacco di gente. A volte, quando mi viene in mente qualche idea, mi chiudo in un bagno con una buona acustica portandomi dietro solo la chitarra”.

“Soldi e successo non mettono mai al riparo dalla vita. Quando Linda, la donna con cui avevo una complicità totale, se n’è andata a causa di una terribile malattia, non me ne è fregato niente di aver scritto Yesterday o Let it be”.

“I Beatles degli esordi hanno cercato di rivaleggiare con la musica che arrivava dall’America: Buddy Holly, il rock & roll, Elvis Presley, Everly Brothers e tutto il resto. Adoravamo quelle canzonii”.

“Nei mesi successivi allo scioglimento del gruppo ho rimesso mano ad alcune canzoni che avevo scritto e scartato negli anni precedenti. Con i Beatles avevo libero accesso agli studi di Abbey Road, avevamo i nostri ingegneri del suono. Improvvisamente mi sono ritrovato senza questo supporto. E così ho deciso di utilizzare il salone di casa come studio e di suonare tutti gli strumenti da solo. In questo modo sono riuscito a recuperare la mia intimità, a riconnettermi con alcuni angoli segreti del mio animo che erano rimasti scottati dalle vicende degli ultimi tempi. Ciò che mi rendeva triste era che non stavamo facendo più musica insieme. Non avere più l’approvazione dei miei compagni è stato particolarmente difficile. Ma alla fine ho trovato la soluzione ai miei problemi dentro me stesso”.

“Penso ancora come un Beatles. Dopo che ci eravamo sciolti, quando ho formato i Wings, per qualche tempo mi sono rifiutato di reinterpretare i classici dei Beatles. Cercavo qualcosa di nuovo.  Poi ho iniziato a pensare al pubblico e ho capito che molti desideravano ancora ascoltare le nostre canzoni. Per qualche tempo ho pensato che il mio status rendesse immune dalle tragedie. Poi di colpo il destino si è portato via la donna che avevo vicino, e ho capito che soldi e successo non bastano”.

“Quando ho ripreso il repertorio musicale dei Beatles per adattarlo ai miei concerti, ho fatto i conti con i ricordi: le sedute in studio di registrazione, le prove prima degli spettacoli.  Mi è servito a farmi sentire ancora in contatto con i miei compagni  tramite la nostra musica”.

“John Lennon aveva l’ironia di chi aveva capito davvero i tempi in cui stava vivendo. Io invece mi concentravo sull’aspetto puramente artistico. Ero più slegato di lui dalle vicende sociali e politiche”.

“John è stato un grande. Non puoi diventare una leggenda se non sei stato un grande musicista.  John per me è una presenza esattamente come lo era quando era vivo. La cosa terribile è quando si parla del suo assassinio a New York. Questa è una cosa che non smette mai di colpirmi e intristirmi”.

“Suonare è un esercizio ottimo per il sistema cardio-vascolare. Tra l’altro non si rischia neanche di annoiarsi. In concerto suono una trentina di canzoni e non mi capita mai di pensare che sto facendo anche esercizio fisico”.

“Mi capita di dover imparare di nuovo le vecchie canzoni. Ne ho composte molte e non le ricordo tutte. E poi ora sono soltanto io a cantarle, dunque devo fare attenzione alle mie dita sulle corde e concentrarmi per non scordare le parti vocali e interpretarle nel modo migliore”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

 

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