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Music News di Augusto Sciarra

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08-03-2017 18:37

Music News di Augusto Sciarra

(milano.corriere.it)
“Il soul è a Napoli”. Il crooner arriva al Teatro degli Arcimboldi, l’8 e il 9 marzo per una tappa del tour legato al disco “The Best of Soul”.
“Amo fare musica in maniera smodata. Sto lavorando come produttore artistico, assieme a Max Greco, al nuovo album di Marcella Bella, un mito per me. È un cerchio che si chiude: ho fatto una delle mie prime tournée importanti con Gianni Bella, era il 1994”.

Parole & Musica: Mario Biondi
“Best of Soul è il racconto degli ultimi 10 anni: dalla pubblicazione di “Handful of soul” ad oggi. Con l’uscita del disco è iniziato per me un anno di festa, che non vedo l’ora di condividere col mio pubblico anche grazie al tour che mi porterà in giro per l’Italia e l’Europa”.

“Ho avuto la fortuna di collaborare gli artisti italiani che ho sempre amato, come: Pino Daniele, Renato Zero, Claudio Baglioni. Non mi dispiacerebbe cantare anche con Zucchero Fornaciari”.

“Ascolto di tutto: hip hop, il nu-soul, Pooh, rhythm & blues, pop, rock. Uno dei miei idoli è stato Al Jarreau, con la sua capacità  di passare con disinvoltura dal jazz classico al soul, alla dance. Era un artista completo”.

“Burt Bacharach è uno dei miei maestri. Dalla fine degli anni ’50 fino a oggi ha composto dei veri capolavori. Conoscerlo è stato per me un grande onore. Recentemente ho letto la sua biografia. Si è sempre circondato di belle donne e ha collaborato con grandi star. Ha suonato anche con Marlene Dietrich”.

Time – Note dal Passato: Jeanl Luc Ponty (violino; collaborazioni: Stéphane Grappelli, Mahavishnu Orchestra, Franco Cerri, Alan Sorrenti, Daryl Stuermer, Frank Zappa, Stanley Clarke)
“Ho iniziato a suonare jazz giovanissimo. Avevo capito e catturato lo spirito di questo sound, il fraseggio, il senso del ritmo”.

“Stephane Grappelli è stato uno dei miei primi maestri. Quando ho iniziato a suonare, il grande violinista francese stava vivendo purtroppo un periodo oscuro della sua carriera. Il chitarrista Django Reinhardt era scomparso, l’Hot Club de France si era sciolto, e lui era finito nel dimenticatoio. Si esibiva in piccoli locali. Poi ho scoperto Stuff Smith, violinista nero americano”

“All’inizio ascoltavo trombettisti, sassofonisti, pianisti jazz. C'era l'hard bop. In seguito ho scoperto John Coltrane, Miles Davis, Tony Williams, Herbie Hancock, Chick Corea. E’ così che ho deciso di adattare il mio violino a quelle sonorità, elettrificandolo. Usando l'amplificazione ho attirato l'attenzione di alcuni musicisti rock, come Frank Zappa. Ho collaborato anche con John McLaughlin”.

“Il violinista americano Stuff Smith è stato quello che mi ha influenzato maggiormente. Ascoltandolo ho capito che quello sarebbe stato il mio strumento”.

“Negli anni ’70, negli Stati Uniti c’era molta sperimentazione, voglia di cambiamenti nella società, nell'arte, nella musica. Erano gli artisti a tracciare la strada. Tutti, radio, DJ, discografici, erano veri appassionati di musica. Noi eravamo liberi di esplorare. In quell’epoca sono riuscito a gettare le basi del mio successo”. 

“Verso la metà degli anni 80 dei musicisti delle ex-colonie francesi si sono trasferiti a Parigi. Ne ho contattati alcuni per dare vita a una band con strumentisti di paesi dell'Africa Occidentale, Camerun, Mali, Senegal. La nostra era una musica con strumenti tradizionali come il balafon, chitarra e basso elettrici. Stavo imparando nuovi ritmi, concentrandomi su di essi, come quando scoprivo il jazz venendo dalla musica classica”.

“Con Frank Zappa ho vissuto alcuni dei momenti più interessanti della mia carriera. In quel periodo ho imparato moltissimo. Io, il tastierista George Duke, Bruce Fowler al trombone, il sassofonista-flautista-pianista Ian Underwood, siamo stati la prima band in grado di eseguire perfettamente le sue composizioni anche dal vivo”. “Zappa era un direttore d’orchestra molto esigente. Pretendeva la stessa disciplina richiesta in un’orchestra sinfonica. Era un band leader forte e carismatico. Era libero da condizionamenti. Nella sua musica c’era di tutto: rock, jazz, pop, classica, elettronica”.

“Ho collaborato con Elton John nel 1972, durante le registrazioni dell’album “Honky Chateau”. Arrivava in studio con una nuova canzone, ce la faceva ascoltare al pianoforte, e ciascun musicista poteva dare dei suggerimenti. Sono rimasto colpito dalla sua voce e dal suo modo di lavorare. Quella esperienza mi ha fatto apprezzare il pop. Elton era aperto alle novità, curioso, sempre alla ricerca di altri sound”.

 Nel 1972 ho suonato con Alan Sorrenti, registrando l’album “Aria”. Esplorava nuovi territori”.

“Mi piace girare il mondo, incontrare gente diversa, sapendo che posso ritrovare le mie radici. Viaggiare e vedere le differenze mi ha fatto apprezzare maggiormente il mio Paese, e comprendere ciò che è buono e ciò che lo è meno nella mia cultura”.

augusto.sciarra@rai.it

 

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