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Music News di Augusto Sciarra

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27-03-2017 16:19

Music News di Augusto Sciarra

La musica da leggere: The Rolling Stones 1961-2016 – La storia, i dischi e i grandi live (Massimo Bonanno)
Bonanno è un esperto dei Rolling Stones. Ha già pubblicato “The Rolling Stones Chronicle”, libro tradotto in diverse lingue. Qui ripercorre la straordinaria storia della band: dai tempi in cui Mick Jagger e Keith Richards erano compagni di scuola, fino ai giorni nostri. I fatto sono narrati con precisione: incomprensioni, lutti, droghe, trasgressioni, arresti, trionfi, concerti, album-capolovoro e altri trascurabili.  

(musicletter.it)
Massimo Bonanno racconta la storica formazione inglese, dagli esordi ai giorni nostri, senza tralasciare nulla: demo, concerti, album, bootleg, scandali, rumors, curiosità, arresti, business, rarità per collezionisti e trasgressioni. Grazie a un rapporto diretto con Andrew Loog Oldham primo produttore del gruppo, e con Philip Townsend storico fotografo dei primi anni Sessanta, ha ricostruito la vita della band.

(2duerighe.com)
Massimo Bonanno, vissuto a Genova fino agli anni ottanta, si trasferisce a Londra dove ha modo di finire il suo primo libro “The Rolling Stones Chronicle” (1990), diffuso in Inghilterra, Francia, America, Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Questa passione per gli Stones ha fatto si che iniziasse a lavorare ad un’altra opera: “The Rolling Stones 1961-2016 – La storia , i dischi e i grandi live”. La storia viene percorsa partendo dagli incontri tra i vari membri. A scandirne il percorso ci sono i loro dischi, arrivando sino al loro ultimo album “Blue e Lonesome”.

Time – Note dal Passato: Rolling Stones
Mick Jagger (cantante)
“Mi è sempre piaciuto cantare, ma non immaginavo che l’avrei fatto per professione. Little Richard era il mio idolo. Anche James Brown è stato uno dei miei maestri. Mi piaceva il suo modo di muoversi sul palco, di catturare il pubblico. A 16 anni cantavo con tanti gruppi, facevo cose pazze, mi mettevo in ginocchio, mi rotolavo per terra, non avevo inibizioni. Imitavo Elvis Presley e Gene Vincent”.

“Quando avevo 18 anni mi sono accorto di piacere al pubblico. I Rolling Stones avevano iniziato a suonare nei club intorno a Londra. Durante i concerti ho capito che le ragazze erano attratte dal mio modo di cantare e di stare sul palco”

“Da giovane ascoltavo country blues e gospel. Poi mi sono appassionato al folk, al soul, al rock & roll, a Otis Redding e Little Richard”.

“Negli anni ’60 portavamo cravatte, cappelli, panciotti. Le donne usavano la lacca per i capelli e indossavano abiti inamidati. La musica, come la moda, era piuttosto “ingenua”. Si ispirava ai suoni e ai ritmi degli anni ’50. I 60 sono stati sono stati anche anni di grossi cambiamenti politici”.

“Brian Jones è rimasto intrappolato nel mondo che si era creato. Faceva uso di oppio e di LSD. Questo è stato il suo vero problema”

“Il punk è stato come un foruncolo sulla pelle del rock & roll. Era semplicemente energia e ribellione. I Sex Pistols hanno avuto una carriera piccola ed esplosiva”.

“E’ stato emozionate vedere per la prima volta una foto dei Rolling Stones sulla prima pagina del prestigioso Record Mirror, accompagnata da un’ottima recensione. Poi anche la stampa nazionale, le radio, le TV hanno cominciato ad interessarsi a noi e alla nostra musica”.

Keith Richards (chitarra)
“Suonerò quanto più a lungo possibile. Crollare sul palcoscenico sarà il capitolo definitivo. Non voglio scendere dall’autobus prima di essere arrivato al capolinea”.

“La macchina Rolling Stones è un ingranaggio inarrestabile. Non andiamo avanti solo per i soldi, la nostra è una sfida. Nessuno è riuscito a tenere una band insieme per così tanto tempo".

“Conosco Mick Jagger da quando aveva quattro anni. E’ normale che ci siano degli alti e bassi. Cose che accadono anche tra fratelli. Mick ha sempre bisogno di fare qualcosa: sapere a che ora svegliarsi, quali telefonate deve fare, quando fare ginnastica, che dieta seguire.  Io sono felice di svegliarmi e di staccare il telefono, e odio le diete. Sono pigro. Passo giornate intere a non fare niente. Con il trascorrere del tempo ho capito che questi momenti fanno parte del processo creativo”.

“Brian Jones era bravo a lavorare sui dettagli delle canzoni. Non era così “spirituale” come è stato descritto da certa stampa. Era un opportunista. Non era per niente una persona piacevole con cui stare. Più avevamo successo e più lui diventava odioso”.

“Cosa sarei diventato se non mi fossi unito ai Rolling Stones? Un fannullone, ma di gran classe”.

“Siamo sovversivi. Ma se qualcuno crede davvero che si possa iniziare una rivoluzione con un disco si sbaglia. Mi piacerebbe poterlo fare. Siamo più sovversivi quando ci esibiamo dal vivo.

“Quando ho sentito che Elvis Presley era morto, ho provato come un gran sollievo. Era diventato una caricatura impietosa di sé stesso. Certamente è stato un eroe, un interprete fenomenale, un idolo per molti”.

“I Beatles non dovevano sciogliersi. Avrebbero potuto prendersi un paio di anni di vacanza, risolvere i loro problemi, togliersi degli sfizi e poi ricominciare da dove si erano interrotti. Se l’avessero fatto, la musica ne avrebbe guadagnato moltissimo”.

“Se i Beatles non fossero esistiti, i Rolling Stones non avrebbero mai avuto lo stesso successo. Loro sono stati i primi inglesi a sfondare negli Stati Uniti. Hanno riportato al mittente cose che il mittente stesso ignorava di averci spedito. Il pubblico americano bianco non sapeva molto di musica nera. Gli vendemmo esattamente quello che si ostinava a ignorare se erano i neri di casa sua a produrlo”.

“In passato ho fatto uso di eroina. Dopo aver smesso non  mi sono più sentito sotto pressione. C’è stato un tempo in cui avevo perennemente sulle mie tracce i poliziotti ansiosi di cogliermi in flagrante e guadagnarsi così una promozione. Mettere dentro uno dei Rolling Stones ti fa finire in prima pagina su tutti i giornali”. "Il mio corpo era un laboratorio e mi piaceva sperimentare cose diverse. Quando inizi pensi che debba durare solo qualche settimana, invece dura degli anni. Ma lo scopri dopo, quando ci sei dentro. E un bel giorno ti accorgi che tutta l'esperienza che hai fatto non vale niente. Quando ci sei dentro non sei più capace di capire cosa è bene e cosa è male".

“Questa storia, i Rolling Stones, è durata così a lungo che non ci appartiene più. Non abbiamo nessun diritto di apporle la parola Fine. Mick Jagger ed io siamo condannati l’uno all’altro. Se anche non registrassimo mai più una singola nota insieme saremmo lo stesso costretti a vivere l’uno in funzione dell’altro”.

“Heartbreak Hotel è stato il pezzo che mi ha sconvolto come un’esplosione nella notte, mentre ero sintonizzato su Radio Luxembourg. Dietro quella canzone c’era un modo radicalmente nuovo di modulare la voce, un sound diverso, ruvido, senza fronzoli. Un suono nudo, che metteva in risalto il cuore pulsante della musica la cui esistenza avevo sempre sospettato, senza tuttavia averne la prova”.

“Non ero interessato a diventare un chitarrista. Nella chitarra vedevo solo un mezzo per produrre un suono. E tuttavia sono sempre stato attratto dalla tecnica e dalle note. Resto fermamente convinto che per essere un buon chitarrista convenga partire dall’acustica e diplomarsi con l’elettrica. La chitarra prima devi conoscerla, devi portartela a letto, devi dormire con lei”.

“Sono felice di aver cominciato a scrivere canzoni negli anni ’60, quando c’erano ancora i 45 giri, e bisognava realizzare un nuovo singolo ogni 12 settimane. Con i Beatles concordavamo l’uscita dei dischi, così evitavamo di scontrarci direttamente“.

“Suonavamo blues e ballate. Volevamo far conoscere alla gente la musica di Muddy Waters e di Gram Parson. All’improvviso, nei club e ai concerti, ci siamo ritrovati una massa di ragazzine che ci tiravano le mutandine sul palco e urlavano come indemoniate. Una massa di donne in età puberale, sotto tempesta ormonale, è la cosa più terrificante che abbia mai visto. Dopo ogni esibizione speravamo di uscirne vivi”.

“Ai nostri tempi le case discografiche non avevano nessuna idea di quello che stava succedendo nella società e hanno lasciato mano libera a noi e ai Beatles. Potevamo scrivere e suonare i pezzi che volevamo. Siamo riusciti a colpire il bersaglio del cambiamento e ne siamo stati gli ignari protagonisti”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

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