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Music News di Augusto Sciarra

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21-05-2017 19:14

Music News di Augusto Sciarra

(agi.it)
La 'Sistina del Pop' compie cinquant'anni
Pietra miliare, rivoluzionario, spartiacque, 'cappella Sistina del pop'. Le definizioni di quell'album si sprecano. I Beatles il 29 agosto del 1966, dopo un concerto a San Francisco, decidono di fermarsi. Si ritirano per sei mesi nel leggendario studio di registrazione della Emi, a Abbey Road e guidati dal 'quinto Beatle' George Martin, e dall'ingegnere del suono Geoff Emerick, realizzano l'album più caleidoscopico della loro carriera. L'intero disco è un unico colorato racconto senza pause, anche se Lennon rifiutò sempre di definirlo un concept album.

Il disco vende 250mila copie solo in Gran Bretagna nella prima settimana, mezzo milione in un mese, polverizzando i record precedenti. La stampa mondiale lo esalta, l'opinione pubblica borghese legge in tutto il disco un richiamo non troppo implicito all'uso di droga, non fermandosi solo all'acronimo Lsd di Lucy in the Sky with Diamonds. La BBC mette al bando 'A day in the life' perché "istiga chiaramente al consumo di droga".

George Martin in 'The Summer of Love, Making Sgt Pepper' racconta il momento in cui tutto ebbe inizio. È una notte di vento del novembre del 1966, Lennon prende la chitarra e sussurra i primi accordi di Strawberry fields forever, pezzo leggendario che originariamente doveva essere incluso nel disco e che per esigenze commerciali uscirà in singolo con 'Penny Lane'. Con quel brano, i Beatles abbandonano definitivamente la loro fase 'realista' e passano al registro onirico e psichedelico. Il vero atto sovversivo, addirittura politico secondo alcuni, arriva con Sgt Pepper. "Quel disco e' stato una bomba dirompente, esplosa con una potenza tale che ancora se ne sente il boato - dirà George Martin - ha preso il mondo della musica pop per il bavero, l'ha scosso con violenza e l'ha lasciato disorientato a vagare senza una meta.

Rivoluzionaria è anche la copertina. L'album si apre come un libro, per la prima volta nella storia vengono pubblicati i testi delle canzoni. La foto sul fronte del disco ne fa uno dei manifesti culto del XX secolo. Sulla prima dell'album compare un vaudeville di personaggi diversissimi, tutti parte dell'immaginario beatlesiano del tempo: l'occultista Aleister Crowley, l'attrice Mae West, il comico Lenny Bruce, il musicista d'avanguardia Karlheinz Stockhausen, Carl Gustav Jung, Edgar Allan Poe. E Fred Astaire, Bob Dylan, Aldous Huxley, il poeta Dylan Thomas. Tony Curtis, Stanlio e Ollio, Sigmund Freud, Marlon Brando, James Dean, George Bernard Shaw, Lawrence d'Arabia, le statue di cera del pugile Sonny Liston e di Albert Einstein. La foto di spalle a Paul McCartney, sul retro, alimenta la bizzarra leggenda metropolitana del 'Paul is dead', secondo cui il bassista dei Beatles sarebbe morto e sostituito da un sosia.

Liverpool dal 26 maggio al 16 giugno prepara un festival dal titolo 'Stg Pepper at 50, Heading for home' in cui performer, musicisti, attori, pittori, metteranno in scena i 13 brani dell'album, i cinema trasmetteranno film e documentari, i locali si preparano ad accogliere concerti e tributi. Alla Royal Albert Hall di Londra, i Bootlegs suoneranno le canzoni del Fab Four assieme alla Philharmonic Orchestra di Liverpool. Il disco sarà ripubblicato in remix stereo, con 34 bonus track ma nessun pezzo inedito. L'anniversary edition, sarà venduta in una confezione che contiene anche un libro di 144 pagine.

La musica da leggere: L’estate di Sgt. Pepper (George Martin)
L’edizione originale di Summer Of Love. The Making Of Sgt. Pepper esce nel 1993. Autore è George Martin, figura fondamentale nella parabola artistica dei Fab Four. Il produttore prende in esame i vari brani dell’album. Scrive Martin in uno dei capitoli finali: “Avrebbe venduto? I critici lo avrebbero stroncato? Io ero terrorizzato, ma mai quanto i Beatles. John e Paul in particolare non facevano altro che passare le ore discutendo al telefono con Tony Barrow, all’epoca il loro addetto stampa”.

Il libro si chiude con la fine del 1967 e di tutte le sue illusioni di eterna giovinezza e innocenza: George Martin diventa padre, i Beatles istituzionalizzano il flower power sancendone la fine con la All You Need Is Love, il manager del gruppo Brian Epstein, muore improvvisamente.

(distorsioni.net)
George Martin sviscera tutti i particolari di quelle sessioni di registrazione, dedicando un capitolo del libro a ognuno dei tredici brani dell'album, oltre che alla famosa copertina creata da uno dei fondatori della Pop Art britannica, Peter Blake (e da sua moglie Jan Haworth). Martin torna all'incontro tra lui, i Beatles e Brian Epstein, il manager che, dopo aver incassato il rifiuto della Decca, li aveva proposti a Martin, il quale aveva visto in loro un certo potenziale: “Avrebbero mai potuto i Beatles diventare la mia gallina dalle uova d'oro? Ne dubitavo. C'era però in loro qualcosa che non riuscivo ancora a mettere a fuoco, qualcosa di interessante e se non altro nuovo”. “Sono fermamente convinto che se John non avesse mai incontrato Paul, o viceversa, per entrambi sarebbe stato impossibile diventare gli straordinari songwriters che conosciamo. Sarebbero stati grandi, ma non stratosferici, come milioni di noi li considerano oggi”.

Time – Note dal Passato: George Martin (Londra, 3 gennaio 1926 – Londra, 8 marzo 2016)
“La prima volta che ho ascoltato i Beatles ero tutt’altro che entusiasta. La mia segretaria li considerava “rubbish” (spazzatura). Quando il loro manager, Brian Epstein, mi ha chiesto un appuntamento ho detto di no. Ma lui non si è perso d’animo, e ha insistito fino a quando non ci siamo incontrati presso gli studi Abbey Road di Londra”.

“Le canzoni erano piuttosto elementari. Ma loro quattro avevano tanto carisma. E così ho deciso di rischiare. Il primo contratto che hanno firmato non era per loro molto vantaggioso”.

“Ricordo di non aver potuto inserire in Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band due brani eccezionali: “Strawberry Fields Forever” di John Lennon, e “Penny Lane” di Paul McCartney. La casa discografica li ha scartati perché si erano piazzati “solo” al secondo posto della hit parade britannica”.

“Live And Let Die di Paul McCartney è stato, probabilmente, uno dei migliori che ho prodotto insieme a “Blow By Blow” di Jeff Beck”.

augusto.sciarra@rai.it

 

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