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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

03-03-2017 17:01

Music News di Augusto Sciarra

(ansa.it)
Fresu e Moroni al Dolomiti Ski Jazz. Ventesima edizione del festival in alta quota.
Il trombettista Paolo Fresu, il pianista Dado Moroni e il batterista Joe Chambers sono alcuni dei protagonisti del Dolomiti Ski Jazz, festival in programma dal 10 al 18 marzo in varie località della val di Fiemme. L'edizione 2017 prevede 20 appuntamenti, uno per ogni anno compiuto dal festival. Fresu suonerà in duo con Moroni l'11 marzo all'auditorium Palafiemme di Cavalese. Il 14 marzo a Ziano di Fiemme, Joe Chambers. Il 18 marzo, al teatro di Predazzo, si esibirà un quartetto co-diretto dalla cantante Carla Marcotulli e dal pianista Dick Halligan, membro fondatore dei Blood, Sweat & Tears.

(bitontotv.it)
La SIAE finanzia una grande preview dei festival Jazz e Blues dedicata a periferie e inclusione sociale
I festival Jazz e Blues della città di Bitonto hanno vinto il bando indetto dalla SIAE “S’illumina - Mettiamo in luce i vostri progetti” e riceveranno 40mila euro per realizzare un’appendice delle kermesse in luoghi solitamente non toccati dalle programmazioni artistiche estive. I tre concerti verranno realizzati nelle periferie della città: Palombaio , Moriotto, Villa Sylos.

(spettakolo.it)
Un viaggio nei mondi di Bob Dylan
Dal 4 al 19 marzo, presso il Centro Culturale San Bartolomeo di Bergamo: I Mondi di Bob Dylan, a cura di Riccardo Bertoncelli e Angelo Piazzoli. La mostra si snoda su ventidue pannelli in cui viene descritto per sommi capi il percorso artistico di Dylan dal 1961 al Nobel e in cui sono illustrate undici tra le sue più note canzoni.  

Parole & Musica: Riccardo Bertoncelli (critico musicale)
“Quando Dylan venne in Italia la prima volta, nel 1984, scrissi un articolo polemico sbeffeggiando gran parte degli intellettuali chiamati a commentare l’evento. Costoro di Bob Dylan non sapevano un accidente, erano rimasti fermi a Blowin’ In The Wind ed erano convinti che Joan Baez fosse ancora la sua fidanzata. Da allora molte cose sono cambiate. C’è un vasto manipolo di dylaniani informati, ma il grosso degli appassionati rock credo conosca Dylan solo per sommi capi. Una mostra del genere ha fondamentalmente uno scopo divulgativo e didascalico. Si chiama I mondi di Bob Dylan perché di mondi il nostro uomo ne ha abitati tanti”.

“Dylan, in particolare dal 1962 al 1966, ha interpretato i tempi, anticipandoli e indirizzandoli. Si è proposto come testimone della tradizione americana, come staffettista del passato verso il futuro. C’è tanto da studiare: gli anni ’60, quando Dylan fu davvero la bomba atomica nelle teste di una generazione e insegnò al mondo a scrivere liberamente in forma di canzone, liberando dopo millenni la poesia dalla pagina statica e riconsegnandolo alle onde della musica. È soprattutto per questo, che Dylan ha ricevuto il Nobel”.

“I riconoscimenti lo hanno sempre imbarazzato, dal Tom Paine Award del 1963 quando si presentò alla consegna polemico e farneticante, alla laurea honoris causa all’università di Princeton di cui parla nell’autobiografia con parole sarcastiche. Quando ricevette dal Re di Svezia il Polar Prize, nel 2000, sembrava un fachiro su un letto di chiodi. Quel giorno dev’essersi ripromesso: “mai più”. Ha fatto un’eccezione per Obama e la Medal Of Freedom, peraltro rigido e inespressivo”.

La musica da leggere: Bob Marley: In This Life – Viaggio attraverso le parole del mito (F.T. Sandman)
“Bob Marley: In This Life” è una sorta di autobiografia. Attraverso delle interviste rilasciate dal re del reggae scopriamo il suo credo, le sue convinzioni, il messaggio di pace e amore che lo hanno reso una delle leggende della musica del XX secolo. Alcune pagine sono dedicate al lato più privato della sua vita: ricordi d’infanzia, il forte legame con la terra, la musica, il calcio. L’autore, nella seconda parte del libro, affronta temi come: le origini del culto Rastafari, la nascita della musica reggae, la controversa figura del Ras Tafari Hailé Selassié, le carriere dei figli avuti da Bob Marley.

Parole & Musica: Federico Traversa (autore di  “Bob Marley: In This Life”)
“Le mie canzoni preferite di Bob Marley sono: Africa Unite, Hambush in the Night, War., Coming from the Cold”.

“Quando parlo di Bob Marley la mia mente vola a St. Ann, su quelle colline dove è nato, mezzo sangue, povero, senza istruzione ma con tanta ispirazione. Il fatto che un ragazzino nato lì, nella Giamaica di quel periodo, potesse diventare la prima star del Terzo Mondo ha qualcosa di magico”.

“Apprezzo il sound di Nasio Fontaine, Horace Andy, Sizzla, Junior Kelly, Capleton, il tedesco Gentleman, la francese Mo Kalamity, Raphael, i Mellow Mood”.

Time – Note dal Passato: Bob Marley (Nine Mile, 6 febbraio 1945 – Miami, 11 maggio 1981)
“Exodus è’ il movimento dell'Africa, del popolo nero, l'esodo da Babylon, e infine il ritorno a casa. La mia speranza è vedere il popolo nero unito”.

“Rasta non è solo una filosofia. E’ tutto ciò che risulta essenziale nella vita. Noi seguaci rasta rispettiamo i dieci comandamenti, osserviamo gli insegnamenti della Bibbia. Peter Tosh, sostiene che il Rasta è l'unica, vera luce che illumina il mondo”.

“I fan italiani amano la mia musica. Ballano sui ritmi delle mie canzoni, conoscono i testi, i messaggi, il mio credo, la mia fede, le esperienze del mio popolo oppresso. Il mio reggae è un linguaggio universale”.

“Il reggae è così diffuso nel mondo perché ci sono pochi valori autentici ed essenziali, mentre la filosofia ed il mondo rasta ripropongono virtù e sentimenti che non possono morire”.

“I miei capelli, i dreadlocks non sono una moda. Sono una manifestazione esteriore della mia fede. Spesso indosso indumenti e cappelli color giallo, rosso e verde. Sono i tre colori Rasta”.

“La mia è una missione. Invito il popolo a combattere spiritualmente, non fisicamente. Il mio è un messaggio di pace, di fratellanza. Il reggae offre messaggi autentici e concreti. E' una musica di lotta che combatte la corruzione, l'odio, la repressione in maniera molto più efficace di quanto possano fare la politica”.

“La musica è molto importante. E' un ottimo modo per pregare ed essere vicini quanto più possibile a Dio, predicare le sue verità, proporlo a chi non lo conosce di modo che possa gioire nella fede”.

“Non sarò del tutto felice fino a quando non ci sarà la nostra definitiva riunione in Etiopia. Quando, cioè, torneremo a riunire la nostra razza nella terra promessa dei nostri padri. Non sappiamo quando ci arriveremo e personalmente neanche mi interessa saperlo. Non abbiamo fretta. Ma sappiamo che ciò avverrà. Sta scritto”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

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