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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

06-05-2017 19:24

Music News di Augusto Sciarra

(barbadillo.it)
Antonella Ruggiero: “Musica è spiritualità. Semplice come respirare”
Antonella Ruggiero, voce storica dei Matia Bazar, dal 1996 canta in autonomia ricercando l’originalità del suono, attingendo tanto al canto popolare quanto alla musica sacra.  “Da bambina ho ascoltato musica di ogni genere: canzoni degli anni ’30, ’40, ’50, arie d’opera, orchestra swing americane, musica popolare, cori di montagna. Per me la musica è una cosa semplice come respirare, è fonte di quiete, ispirazione ed energia. Non ascolto mai musica “a caso”, scegliendo quella che va bene a me e al mio benessere”.

“La musica ha un grande potere sulle menti umane, suscitando una vasta gamma di reazioni, che vanno dalla noia all’esaltazione più totale. La grande arte è quella che, dal nulla, crea qualcosa di straordinario. E’ fondamentale per la crescita armoniosa della personalità del bambino”.

“La spiritualità, per quanto mi riguarda, è collegata con la contemplazione, soprattutto della natura. L’idea di un Dio è collegata ad essa. Tornando all’infanzia, ricordo che stavo per ore da sola, in silenzio, in grandi spazi verdi, e lì stavo davvero bene, nel posto giusto per me”.

(ilmattino.it)
Mick Rock, il fotografo delle rockstar: “Per me conta solo il carisma”
Mick Rock: un destino nel cognome dell’uomo che immortalò gli anni ’70. Grazie a lui abbiamo ricevuto le foto di Bowie prima e dopo Ziggy, Mick Jagger a cena con Andy Warhol, gli Stooges più scatenati e centinaia di copertine di dischi e pose leggendarie. Oggi, 69enne, Rock fa mostre in tutto il mondo ed è pronto a pubblicare la nuova edizione di “Transformer”, libro scritto insieme a Lou Reed.

“La vita personale non conta per me. Conta il carisma, la speciale energia elettromagnetica che emanano i soggetti, in genere i cantanti. David Bowie e Freddie Mercury suonavano davanti a 100 persone e si comportavano come se ne avessero milioni. Si percepivano grandi, lo sarebbero presto diventati”.

A Lou Reed e Bowie ha dedicato il documentario The Shot. “Bowie uno spirito illuminato; Lou poeta, un Baudelaire dei nostri tempi. Hanno cambiato il modo in cui la gente pensava. Ebbero grande impatto sulla cultura, abbatterono il tabù della sessualità, e le loro canzoni sembrano scritte oggi. A tratti entrambi hanno pensato che il talento fosse una maledizione. La gente si aspettava troppo, chiedeva implacabile creatività non per un disco o per un anno, per decenni”.

Quanto foto ha che nessuno mai vedrà? “Gli scatti segreti sono molti di più di quelli rivelati. Non ero un fotografo in cerca di sensazionalità. Nessuno pensava alle implicazioni che potevano avere le foto. Scattavo in bagno, in camerino, in qualsiasi situazione ma rispettando i miei amici”.

Lo scatto più fortunato? “Lou Reed, copertina di Transformer. La scattai alle prove del concerto. Il giorno dopo, stesso posto, immortalai Iggy Pop e divenne la copertina di Raw Power”.

La copertina iconica di “Bohemian Rhapsody” dei Queen: “Freddie Mercury volle mettersi in posa come Marlene Dietrich in “Shanghai Express”. Era un uomo riservatissimo, non così sicuro, si risolveva sul palco. Prendevamo insieme il tè delle cinque, amava il gossip su Lou e David. All’epoca non si menzionava mai la sua bisessualità. Viveva con Mary, l’unica persona di cui si fidava ciecamente”.

I Sex Pistols: “Fantastici. Non sapevano fare niente e lo facevano benissimo”.

Time – Note dal Passato: Otis Redding (Dawson, 9 settembre 1941 – Madison, 10 dicembre 1967)
10 dicembre 1967: un piccolo aereo, fuori rotta, si schianta sulla superficie ghiacciata del lago Monona, presso Madison (Wisconsin, USA). Nell’incidente, a soli 26 anni, perde la vita Otis Redding. Per Otis quell’anno era stato molto importante: una trionfale tournée europea, un concerto “tutto esaurito” all’Apollo di New York, un’incredibile show al Monterey Pop Festival, la copertina di Melody Maker. Al suo funerale c’erano le star della black music: James Brown, Little Richard, Fats Domino, Aretha Franklin, Wilson Pickett e tanti altri.  

Era nato l’8 settembre 1941 a Dawson (Georgia, USA). Giovanissimo si trasferisce con la famiglia a Macon City. Figlio di un ministro del culto, partecipa alle cerimonie religiose e impara a cantare sentendo i coristi più anziani. Passa molto tempo ad ascoltare la radio: James Brown, Sam Cooke, Little Richard. 1956, Teatro Douglas (Macon): fa il suo esordio accompagnato dai Panthers. 1960: incide “Shout Bamalama” e “Fat Girl” per una piccola etichetta. 1961: pubblica “Tuff Enough/She’s all right” e “Getting hip/Gamma Lama”. E finalmente entra a far parte del cast della leggendaria casa discografica Stax/Volt Records. Registra “Hey hey baby” e “These arms of mine” affiancato da musicisti eccezionali: Booker T, tastiere;  Steve Cropper, chitarra; Al Jackson, batteria; Donald “Duck” Dunn, basso. Memphis, ottobre 1963: incide “Poin in my heart” che dà il titolo all’album.

Negli anni successivi realizza degli ottimi lavori: “Otis Redding Sing Soul Ballads”, “Otis Blue”, “Dictionary Of Soul”. Con “Try a little tenderness” la sua voce diventa dolce, emotiva. Con il successo dei Beatles e dei Rolling Stones dà alle sue composizione un ritmo più potente. Ed ecco hit come: “Mr Pitiful”, “Respect”, “Shake”, “I can’t turn you loose”, “Satisfaction”. “(Sittin on) The Dock Of The Bay” è la sua ultima canzone, prima della tragica scomparsa.

Tra le testimonianze live che ci ha lasciato, ricordiamo: “Apollo Saturday Night” (con Coasters, Falcons, Rufus Thomas, Ben E. King, King Curtis), “Otis in person at the Wiskey a Go Go” (con un omaggio a James Brown: “Papa’s got a brand new new bag”), “Live in Europe”, “Otis Redding/Jimi Hendrix Experience-Monterey Pop Festival”.

“Sono nato nella Contea di Terrel nello stato della Georgia in una città chiamata Dawson. Quando avevo un anno mi sono trasferito a Macon, e sono rimasto lì per tutta la mia vita. Vivevamo in un House Project. Siamo stati lì circa quattordici anni. Frequentavo la Ballard Hudson High School. Mio padre si ammalò, dovetti lasciare la scuola e cercare qualche cosa da fare per aiutare mia madre. Avevo un lavoro: ripulire i pozzi in città. A sedici anni cominciai a cantare, facevo qualche spettacolino. Little Richard  mi ha ispirato a iniziare a cantare, anche lui era di Macon. La sua canzone che preferivo era “ Heebie Jeebies ”. Con quella vinsi un concorso per nuovi talenti, alla Hillview Spring Social Club. Poi cominciai a esibirmi con Johnny Jenkins & The Pinetoppers, in piccoli club, nei college, alla Università della Georgia, alla Georgia Tech”.

“Nel 1960 andai in California per la mia prima registrazione: “She’s All Right”. L’etichetta si chiamava Lute Records. Ritornai a Macon e lì registrai una canzone che avevo scritto, “Shout-Bama-Lama”. A Memphis, nel 1961, i musicisti di Johnny Jenkins mi fecero registrare “These Arms of Mine”. La stazione radio WLAC, a Nashville, cominciò a trasmetterla fino a quando non divenne un successo”.

“Compongo musica ovunque: nei Motel, nelle sale d’attesa, nei camerini dei teatri”.

augusto.sciarra@rai.it

 

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