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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

30-03-2017 00:45

Music News di Augusto Sciarra

(millecanali.it)
Viva Vivaldi, a Venezia un progetto polimediale dedicato al compositore delle Quattro Stagioni
“Viva Vivaldi” apre al pubblico il 13 maggio all’interno degli spazi del Museo Diocesano di Venezia. Si tratta di un allestimento polimediale. Attraverso videomapping, ambienti immersivi, audio multidirezionale ed effetti olfattivi sarà raccontata la vita del grande musicista (Venezia 1678-Vienna 1741), celebre per le sue “Quattro Stagioni”. La musica si trasformerà in colori e profumi e prenderà vita con modalità del tutto nuove, coinvolgenti ed emozionanti, per un’indimenticabile esperienza sensoriale.

(rockol.it)
Rock and Roll Hall of Fame 2017: Lenny Kravitz omaggia Prince. Gli altri ospiti e alcune cose da sapere sulla cerimonia.
Ci sarà anche Lenny Kravitz tra gli ospiti dell'edizione 2017 della Rock and Roll Hall of Fame. Il musicista newyorkese salirà sul palco della cerimonia per omaggiare Prince. La cerimonia si terrà venerdì 7 aprile, al Barclays Center di Brooklyn (New York). Entreranno a far parte della Rock and Roll Hall of Fame: Electric Light Orchestra, Joan Baez, Journey, Pearl Jam, Tupac Shakur, Yes. Nile Rodgers riceverà l'Award for Musical Excellence. Ospiti: Alicia Keys e Pharrell Williams.

(firenze.repubblica.it)
Litfiba: "Il nostro sguardo su quarant'anni di rock e storia"
"Noi non siamo idoli. Perché vogliamo che ognuno si senta idolo". Roba da Eutòpia, la terra immaginata dai Litfiba nel loro ultimo album.

Piero Pelù: "Avere uno sguardo sul mondo è importante perché ti fa essere parte del mondo, ed è fonte di sopravvivenza. Ho un modo di esprimermi aggressivo e scomodo, ma l'importante è che esista un livello di comunicazione che lasci il segno”.

In quale disco della storia del rock, e in quali musicisti stanno le radici dei Litfiba? “Paranoid dei Black Sabbath. È l'album che ha dato l'inizio all'hard rock e a certe venature dark. E’ uno dei pochissimi capolavori che il punk non ha distrutto. I cantautori: Bennato e Jannacci per la loro imprevedibilità. E la fascinazione subita dai preludi e fughe di Bach”.

Time – Note dal Passato: Francesco Guccini
“La mia formazione musicale è stata molto casuale. I miei ricordi sono tutti legati a quello che si sentiva alla radio. Da adolescente ascoltavo parecchia musica. Non possedevo il giradischi, ma parecchi amici ne erano forniti. A casa non giravano molti soldi, quindi mi dovevo arrangiare. Da ragazzo ascoltavo jazz. Ma l’arrivo del rock & roll ha cambiato tutto. Era la musica adatta per noi: semplice tecnicamente, e perfetta per far colpo sulle ragazze”.

“Agli inizi credevo che la professione di orchestrale non mi si addicesse. Ho rifiutato l’invito ad unirmi all’Equipe 84. La musica rimaneva però fondamentale. Componevo molto.”.

“Le primissime cose che ho composto erano canzonette. Poi nella mia vita è entrato Bob Dylan. “Dio è morto” è stato il mio primo grande successo. L’idea del pezzo è nata da una copertina della rivista americana “Time” che, riferendosi ai nuovi filosofi titolava: “God Is Dead” . Quando l’ho scritto c’erano il desiderio di cambiare, e la speranza che il domani fosse migliore. Era un’idea ingenua che rispecchiava il pensiero di noi 25enni. Al Vaticano l’hanno lodata per il messaggio positivo ed è stata trasmessa alla radio, la RAI invece l’ha censurata” .

“Ero rapidissimo nello scrivere. Ogni importante avvenimento di attualità mi suggeriva una canzone. All’epoca non passava giorno senza che prendessi la chitarra in mano e componessi qualcosa”.

“La mia generazione è stata molto influenzata dall’America. – In tempo di guerra ho avuto gli americani a Pàvana, il mio paese. In quegli anni ci hanno lasciato le loro cose straordinarie: Coca Cola, pamcakes. In seguito sono arrivati i film, la letteratura, la musica. Ci vestivamo con i jeans e le T-Shirt. Poi nel ’70 sono stato in America. E lì mi sono accorto che non era quello che pensavo. Dal 1965 ho insegnato italiano in una scuola americana di Bologna. Ho smesso dopo vent’anni perché non sopportavo più le loro ipocrisie. Ho lasciato molto tempo fa questo sogno adolescenziale” .

“Molti dei miei personaggi notturni se ne sono andati, altri sopravvivono in un mondo che non c’è più. Tutto è cambiato. Ognuno vive rinchiuso nel suo guscio”.

“Siamo costretti a vivere nell’oggi. Nel passato ci si rifugia ogni tanto per ricordare. E ci sono ricordi belli e brutti. Nelle mie canzoni ho sempre parlato del tempo, perché so che il tempo speso è sempre più di quello che hai da spendere. Oggi sono cambiati gli spazi, le distanze. C’è Vinicio Capossela che racconta le storie della via Emilia. Lui viaggia molto lungo la via Emilia. Io non ho neanche la patente”.

“Il mio privilegio è quello di essere invecchiato senza maturità. I giovani sono attratti dalle cose che superano le mode e vanno avanti nel tempo”.

“Ironia e amore sono due ancore di salvezza enormi per me. Possono cambiare le situazioni e il modo di vedere la vita. Sono la mia via di salvezza, due strade che si aprono ma non per la fuga, ma per rigenerarsi e ricominciare”.

“Non mi sono mai considerato un cantautore veramente politico. Infatti alcuni mi accusavano di scarsa politicizzazione. Io parlo dei problemi che incontro. La mia vera canzone politica è “Nostra signora dell’ipocrisia”. E’ sempre attuale perché l’ipocrisia non appartiene solo a un governo o a una classe politica”.

“Le nuove generazioni di cantautori dicono che abbiamo ucciso lo spettacolo con l’impegno. E’ una favola inventata dalla vecchia scuola di cantautori che ci accusava di essere: solo due accordi. Come se una bella canzone dipendesse dal numero di accordi usati. Noi siano stati influenzati dalla storia e da esperienze sociali molto profonde. Purtroppo questi tempi hanno poco da insegnare”.

“Gli interessi col passare degli anni si adeguano alle necessità fisiche. Quando abitavo a Bologna, tutte le sere facevo tardi con gli amici bevendo, giocando a carte e suonando. Oggi vivo a Pavana, il paese della mia infanzia. Lì la vita notturna è piuttosto contenuta. D’inverno passo le serate in casa a leggere o a vedere un po’ di tv. La chitarra non la tocco quasi più. Ho paura solo al pensiero di fare un tour. Bisogna essere forti per tenere tutti quei concerti”.

“Passo molto tempo a pensare alla gente che se ne è andata. Mi rendo conto che le stagioni della vita hanno le loro necessità e impongono ritmi diversi. Credo di essere uno dei pochi che non possiede un telefonino. Sono un uomo della prima metà del Novecento, sono legato a quel mondo”.

“Fondamentalmente sono un montanaro. Non amo il clamore, né mettermi in mostra. Agli inizi della carriera non mi sentivo a mio agio solo con la chitarra e con la gente che mi fissava. I primi veri concerti li ho tenuti a metà anni ’70. E’ stato solo allora che ho preso coscienza che la mia occupazione era la musica” .

“Per molto tempo ho considerato Bologna come la mia città. Quando mi sono trasferito lì, nei primissimi anni ’60, ero entusiasta. Ma oggi i cambiamenti e il degrado hanno un po’ modificato il mio sentimento nei suoi confronti. Nei ’70 le osterie erano piene di giovani. Quella filosofia non esiste più. I ragazzi d’oggi preferiscono luoghi meno intimi come: discoteche e pub” .

“Ho sempre sostenuto che, pur essendo andato all’Università, la mia educazione è diversa da quella degli altri cantautori come: Fabrizio De Andrè o Roberto Vecchioni. Molti di loro provengono da un ambiente borghese di città. Io invece derivo da un ambiente quasi proletario, in cui c’era la religione del lavoro. La gente non conosceva il concetto del tempo libero o delle odierne ferie. I miei nonni non sono mai andati in vacanza. C’era sempre qualcosa da fare”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

 

 

 

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