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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

07-01-2017 21:08

Music News di Augusto Sciarra

(today.it)
David Bowie scoprì il cancro solo 3 mesi prima. Il 10 gennaio sarà il primo anniversario della morte del Duca Bianco, la BBC gli dedica uno speciale con immagini inedite e dettagli privatissimi.
Nello speciale "David Bowie: The Last Five Years" si ipotizza che il cantante abbia scoperto di essere gravemente malato di cancro soltanto tre mesi prima della morte. La scomparsa dell'artista avvenne due giorni dopo il suo 69esimo compleanno e l'uscita del suo ultimo album, "Blackstar", lavoro che oggi molti vedono carico di riferimenti alla fine della sua vita. Secondo il documentario della Bbc, Bowie avrebbe appreso della gravità della sua situazione mentre girava il videoclip di "Lazarus". "Alla fine delle riprese - racconta Johan Renck, il regista che lo ha diretto - ha capito che tutto era finito".

(repubblica.it)
Un mondo senza David Bowie, i 70 anni della stella nera che ha oscurato l'orizzonte del pop. L'8 gennaio 2017 David Robert Jones avrebbe compiuto 70 anni. Ecco chi era il rivoluzionario della musica che si uccise mille volte per reinventarsi. Fino all'ultimo atto, magnifica stella nera nell’universo.
La morte di David Bowie, il 10 gennaio dell’anno scorso, è stata la stella nera che ha oscurato l’orizzonte del pop. Non solo perché il genio di Space Oddity e Life on Mars e Heroes aveva architettato per tempo una dipartita esemplare, ma perché la sua assenza ha lasciato il mondo della musica sotto una coltre di cenere.

(napoli.repubblica.it)
Eboli, una mostra per David Bowie a un anno dalla morte
Il MOA, in collaborazione con Mo’ Art, Monochrome Art, Sophis, Mandarino nudo & crudo, Comune di Eboli, Weboli, liceo artistico Carlo Levi di Eboli, ha indetto una mostra collettiva dal titolo “Prometto che non sarò mai noioso”, dal 10 gennaio al 20 gennaio. 24 gli artisti, provenienti da tutta Italia, che hanno riletto le canzoni di Bowie traducendole in quadri, fotografie.

Time – Note dal Passato: David Bowie
“Nei primi album il mio interesse era rivolto alla fantascienza, ai razzi, ai marziani, ai pianeti. Nel periodo fra “Diamond Dogs” e “Young Americans” mi sono occupato degli effetti del progresso sulla nostra società. Durante i concerti portavo in scena il crollo delle città, delle nostre individualità confuse dalle macchine. In seguito ho approfondito la mia ricerca su una nuova lingua per il rock, che catturi il pensiero dei cittadino urbano”.

“Fin dagli esordi ho pensato di avere qualcosa di importante da dire. In seguito ho cominciato a usare la musica come terapia, per cercare di capirmi. Esprimermi è una necessità. Cantare è una droga soprattutto quando sono a casa, circondato dai miei strumenti. Ogni giorno suono, scrivo testi sul mio notes, butto giù idee. La musica è nel mio sangue. Compongo perché non posso farne a meno. La musica ha la medesima importanza della mia famiglia”.

“Ziggy mi ha fatto capire quanto i miti siano facili da creare e quanto possono condizionare il lavoro creativo di un individuo. Mister Stardust. è stato un piacevole compagno di lavoro, ma non ho voluto che interrompesse il mio processo evolutivo. La sua vita è stata breve, 18 mesi in tutto, di cui 12 in tour. Mi sorprende che abbia ancora un seguito e che sia ancora vivo nelle menti di chi l’ha conosciuto. Forse è diventato popolare perché ha introdotto un nuovo vocabolario, una differente gestualità. In questo senso Ziggy è stato una pietra miliare. Quando penso a lui lo faccio con molto affetto, ma non posso farlo troppo a lungo”.

“Lou Reed è stato la mia guida a New York. Mi ha aperto una prospettiva nuova, che ha mutato il modo di vedere molti dei miei miti americani. Iggy Pop è uno dei miei migliori amici, con Brian Eno”

“Dopo molti anni vissuti negli Stati Uniti con forte stress, ho deciso di trasferirmi a Berlino dove su di me c’era meno attenzione. Ho potuto rilassarmi, tornare a fare cose semplici, sedermi in un bar senza essere continuamente riconosciuto. Lì ho capito quanto fosse importante per me scrivere. Musicalmente sono stato  influenzato dai Kraftwerk, Tangerine Dream, Neu!. A Berlino c’era un’atmosfera particolare, simile a quella di New York. Anche la mentalità della gente è molto simile: a nessuno importa quello che fai, ognuno pensa alle proprie cose. E non pensano sia qualcosa di speciale incontrare una persona famosa in strada”.

“Lodger é l’album che meglio riflette il mio periodo berlinese. Più di “Heroes”. Prende spunto dai miei stati d’animo, da come vivevo. Contiene gli aneddoti di tutti i giorni. La maggior parte del mio lavoro si basa più su valori interiori e personali. Cerco di ascoltare la mia interiorità e poi di dargli una forma. Ma una cosa è chiara, non avrei saputo fare musica se non fossi stato completamente “prigioniero” dell’incantesimo di Berlino, con le sue strutture e le sue tensioni”.

“Invecchiando è aumentata l’autoesplorazione, l’analisi del mio passato, non tanto come persona ma come artista. Quando intraprendo questo percorso noto che ci sono delle tematiche comuni a tutto il mio cammino. Molte di esse hanno a che vedere con l’isolamento, l’ansietà, la domanda opprimente del nostro ruolo nell’universo, l’esistenza di forme intelligenti nello spazio. I temi sono gli stessi da 40 anni. L’approccio è cambiato frequentemente perché ho cercato di pormi la stessa domanda da prospettive differenti. L’immagine che mi piace è del cacciatore che cerca di stanare la preda e coglierla di sorpresa. Così faccio io con le domande che rincorro da sempre. So che è stupido illudersi di trovare una risposta, in quanto il senso dell’esistenza è inspiegabile, ma seguito a porle, e invecchiando aumenta l’intensità della richiesta”.

“A volte rivorrei quel senso di entusiasmo e partecipazione degli anni ’60. Si percepiva la voglia di lavorare insieme per un sogno, un’utopia non ben identificata. Dovremmo provare quelle sensazioni sempre, come un flusso che attraversa e percorre le nostre vite e dà a esse un senso e una ragione del nostro agire. Purtroppo, tutto è evaporato velocemente. Vorrei che mi restituissero la solidarietà di quel periodo”.

“Gli anni ’70 hanno introdotto una nuova concezione del rock.  Gruppi come i Roxy Music sono stati importanti nello sviluppare un nuovo tipo di pluralismo, di dualità, nel modo in cui ci proponevamo o nella musica. Il rock & roll oggi ha una storia perché noi abbiamo contribuito a crearla. Negli artisti che erano a Londra c’era la consapevolezza di lavorare a una forma di art-rock postmoderna che avrebbe trasformato la musica. Il rock non sarebbe più stato lo stesso dopo di noi”.

“Si deve sperimentare tutto perché ogni cosa fa parte della vita. Prima accetti questo principio e meglio è. Una volta fatto, troverai un equilibrio, una serenità nell’accettare gli accadimenti che non va confusa con la debolezza. E’ semplicemente la comprensione di quel che stai vivendo nell’attimo esatto in cui lo vivi. Il resto è impossibile da comprendere. In India ci sarà di certo più sporcizia nelle strade, ma anche una comprensione infinitamente maggiore del senso pieno della vita. Non ci serviranno le macchine che produciamo in serie né gli hamburger di McDonald’s o le bottigliette di Coca Cola ad avvicinarci alla realtà della vita”.

La musica da leggere: On Bowie (Simon Critchley)
L’autore mette a fuoco l’Arte di David Bowie. Il racconto parte dall’apparizione del 6 luglio 1972, nel programma Top of the Pops della BBC e si conclude con l’album Blackstar. Analizza i testi, sviscerando alcuni temi del pensiero Bowiano, l’obliquità della sua arte, l’identità, l’alienazione, l’adozione dalla tecnica letteraria stilistica del cut-up, la morte.

(today.it)
Sanremo 2017, Pippo Baudo: "Conti-De Filippi scelta intelligente". Il conduttore, veterano del Festival, commenta la partecipazione ormai quasi certa della regina di Mediaset alla kermesse
Per l'ufficialità bisognerà aspettare mercoledì, quando Carlo Conti in conferenza stampa presenterà i co-conduttori di questa 67esima edizione del Festival di Sanremo.

Conti prenderebbe "in prestito" la regina di Mediaset per 5 prime serate su Rai 1. Un successo assicurato, come ha spiegato anche Pippo Baudo in un'intervista a La Repubblica: "Carlo ha fatto una scelta intelligente. E' al suo terzo Festival, doveva proporre qualcosa di forte. Maria ha un pubblico fedele, che la segue qualunque cosa faccia. I suoi spettatori, sommati a quelli di Carlo, formano l'intera platea televisiva. La loro sarà una co-conduzione vera. Maria è una leader, non la showgirl che balla, non si presenterà con la farfallina stile Belen. A meno che non voglia stupirci anche sotto questo punto di vista".

(repubblica.it)
Luigi Tenco, cinquant'anni fa. Gino Paoli: "Nessun complotto quella sera maledetta". Il cantante ricorda il 27 gennaio del 1967, quando il suicidio dell'amico sconvolse il mondo della musica italiana. "Non avrebbe mai fatto un gesto del genere. Ma quella notte non era lui".
Gino Paoli: “Mi chiamarono quella stessa notte per dirmelo, ma io non ci volevo credere, era fuori da ogni possibilità, non era da lui, non corrispondeva a niente che riguardasse Luigi. Per me era diverso, io sì, ci avevo provato, quattro anni prima, anche se per un caso assurdo non m’era riuscito, e ancora porto addosso il proiettile, ma Luigi no, quando successe stava fuori della mia stanza all’ospedale e piangeva, diceva queste cose non si fanno, io non le faccio”.

“Io una mia idea l’ho sempre avuta. Luigi quella sera non era regolare, e l’abbiamo pensato tutti noi amici che lo conoscevamo bene. Anche l’esibizione al festival è stata assurda. Di solito Luigi era intonato, quello che vedemmo cantare non era lui, era come se avesse preso delle cose. Mi tornò in mente quando anni prima andò in Svezia con Piero Ciampi e Giulio Frezza, andarono con le chitarre pensando di mantenersi così, e invece dovettero lavarne di piatti. In quell’occasione scoprirono che i barboni del posto si sbronzavano velocemente con un solo bicchiere di whysky e due pillole di un sonnifero che si chiamava Pronox, poi lo provammo tutti, era la prima forma di sballo. Ma mi ricordo che dava una sensazione di estraneità, come se quello che facevi lo facesse qualcun’altro. Mi è tornato in mente quando ho saputo di Luigi. Ecco com’è andata, magari un colpo di teatro pensato male e finito peggio. Anche la lettera che ha lasciato non corrisponde, Luigi era un pragmatico, quella roba lì se l’ha scritta lui vuol dire che era ubriaco oltre ogni limite”.

Il festival è andato avanti, non si è fermato e la sera successiva finì come se niente fosse con la vittoria di Iva Zanicchi e Claudio Villa. “Se io fossi stato lì in gara il festival non sarebbe andato avanti. Mi ricordo che c’era Lucio Dalla, lui cantò Bisogna saper perdere, lo trovai incredibile, in quel periodo eravamo molto vicini, ma quando l’ho visto l’ho appiccicato al muro. Poi m’è passata, ho capito che era in stato confusionale. Era nella stanza accanto, e ne rimase sconvolto a lungo, ne risentì per molto tempo”.

(repubblica.it)
Fenomeno The XX, ecco il suono pop del nuovo millennio. Il 13 gennaio arriva 'I see you', il terzo album della band inglese, che il 20 febbraio suonerà l'unica data al Mediolanum Forum di Milano: "Siamo un gruppo solo perché siamo amici: l'equilibrio della nostra musica deriva dalla relazione che c'è tra di noi".
"Questa band esiste solo perché siamo amici. Negli ultimi tre anni ci sono stati momenti in cui eravamo lontanissimi. Sembrava che fossimo sul punto di scioglierci. Ma quando siamo tornati insieme non eravamo cambiati. Siamo diventati più aperti e volenterosi, siamo nel momento migliore e più onesto del nostro rapporto". "Tutti e tre amiamo la musica pop. La nostra musica è pop, anzi credo che si possa dire che tutta la musica è pop. Dipende dall'uso che ne fanno le diverse generazioni".

augusto.sciarra@rai.it

 

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