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Music News di Augusto Sciarra

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01-03-2017 17:33

Music News di Augusto Sciarra

(ilrestodelcarlino.it)
Bologna, vip e tanti bolognesi alla messa per Lucio Dalla. Il quinto anniversario della morte del cantautore. Ecco chi c’era in chiesa.
Gaetano Curreri, Tobia Righi, Guido Elmi, Bruno Sconocchia, la cugina Dea Melotti, l’ex allenatore del Bologna Franco Colomba, il presidente della Virtus basket Alberto Bucci, l’imprenditrice Isabella Seràgnoli. E poi tanti bolognesi. 150 persone, che a Dalla erano affezionati, abituati come erano a vederlo passeggiare in centro, chiacchierare con gli artisti di strada, sfrecciare in bici. Padre Boschi nell’omelia: “Lucio è un po’ la memoria di Bologna: quante persone che incontro mi dicono di essere cresciuti con le sue canzoni”.

(today.it)
5 anni senza Lucio Dalla: gli eventi per celebrare il cantante. L'artista è morto a causa di un infarto il 1 marzo 2012: tanti gli omaggi sui social, a Bologna una settimana di celebrazioni.
Eros Ramazzotti: "Cinque anni senza te... Ma la tua musica è ogni giorno con noi".  Cesare Cremonini, amico e concittadino del cantante: "5 anni, Lucio Dalla risuona in ogni portico". Bologna, la sua città natale, in occasione dell'anniversario della scomparsa lo ricorderà con diversi eventi. Un concerto intitolato "4 marzo sotto casa di Lucio",  sei visite guidate nei luoghi più importanti per il cantautore bolognese. A raccontare Dalla e la sua città saranno Ernesto Assante, Gino Castaldo, Emilio Marrese, Marco Marozzi, Pierfrancesco Pacoda e Giorgio Comaschi. Uscirà il film "Caro Lucio ti scrivo", diretto da Riccardo Marchesini, tratto da uno spettacolo teatrale con lo stesso titolo. Sarà in sala dal 1 all'8 marzo. Nel cast Ambra Angiolini, Alessandro Benvenuti, Piera Degli Esposti, Neri Marcorè, Ottavia Piccolo, Andrea Roncato, Grazia Verasani.

(lastampa.it)
A spasso nella Bologna di Lucio Dalla
Il 2, 3, e 4 marzo la casa del cantautore riaprirà le porte ai visitatori quale punto nevralgico di una serie di percorsi tematici che attraversano i luoghi connessi con l’anima e le note dell’artista e di altri famosi musicisti bolognesi. Il programma dettagliato dei tour guidati prevede: Piazza Cavour 2 dove c’è la casa natale del musicista, la chiesa di San Domenico punto di ritrovo in gioventù, la casa di vicolo Mariscotti lo studiolo di via D’Azeglio, il ristorante Da Cesari, lo studio di registrazione Fonoprint, la casa-museo di via D’Azeglio 15, la “mitica” trattoria Da Vito frequentata anche da Francesco Guccini e Luca Carboni.  Sempre dal 2 al 4 marzo, il contest che premia i fan più talentuosi. Basta postare una foto o un breve video su Facebook o Instagram interpretando il ricordo del cantautore (hashtag #CantaLucio) e il migliore post di ogni giorno verrà premiato con un ingresso per due persone alla Casa di Lucio Dalla. 

(bologna.repubblica.it)
Bologna ricorda Lucio Dalla: nelle strade l'eco di parole e note care per sempre
"Vi coglieranno all’improvviso, mentre attraverserete il Crescentone, ogni quindici minuti. Solo poche note, una manciata di secondi. Per ricordarvi che Lucio se n’è andato cinque anni fa. Ma che le sue canzoni restano, sedimentate dentro tutti noi". Si chiama "sonorizzazione d’artista", l’ha curata Hubert Westkemper, sound designer nel mondo teatrale, e fa parte delle iniziative per ricordare Lucio promosse dalla Fondazione Dalla.

"Siamo saliti sulla Torre dell’Orologio - racconta ancora Westkemper - e da domani fino a sabato, dalle 13 alle 19, a scandire il tempo saranno i riff delle sue canzoni. Risuoneranno al posto delle campane, rimbalzeranno sui muri della piazza e avvolgeranno chi passa di lì. Ogni volta sarà una frase diversa, poche note, al massimo qualche gorgheggio".

Pupi Avati, Rita Pavone, Gaetano Curreri ed Enrico Rava, insieme all’outsider Gabriele Muccino, saranno i protagonisti della serata del 3, dentro la casa di via d’Azeglio, coi giornalisti Ernesto Assante e Gino Castaldo, tra canzoni, ricordi, pensieri. Il 4 Brunori Sas e Dente si confronteranno con la sua eredità musicale. Unico pubblico ammesso nel grande appartamento di via d’Azeglio i ragazzi del Liceo Musicale e gli amici di Piazza Grande. Gli altri potranno seguire la diretta sul maxischermo in piazza dei Celestini, dalle 20.30.

(gds.it)
In piazza i brani di Lucio Dalla, omaggio al poeta della musica a 5 anni dalla morte
A cinque anni dalla scomparsa di Lucio Dalla, il Teatro Comunale di Bologna si unisce alla città nell'omaggio al cantautore bolognese. Oggi la musica di Dalla verrà diffusa dal Teatro e risuonerà in Piazza Verdi per ricordare l'artista scomparso in quello stesso giorno del 2012.

(bologna.repubblica.it)
Lucio Dalla e Bologna per sempre inseparabili. Da domani per tre giorni incontri, musica e visite a cinque anni dall’addio.
Dalla è la storia e la memoria di Bologna, è il suo perfetto figlio, in grado di essere divertente e divertito, poetico e rivoluzionario, innovatore e attaccato alle sue radici.

(libreriamo.it)
In una giornata di sole dei primi anni ’80 Lucio Dalla sta per partire in barca per Capri ma rimane bloccato a Sorrento a causa di un guasto all’imbarcazione. In attesa di poter mettersi in mare alloggia all’Hotel Vittoria, nella suite “Caruso”, dove il celebre tenore ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita. Parlando col proprietario dell’albergo viene a conoscenza di storie e di parecchi aneddoti sulla vita di Enrico Caruso. Proprio in quella camera il tenore dava lezioni di canto a una giovane ragazza di cui si era innamorato. Affascinato dalla scoperta, Dalla decide di raccontare in una canzone questa storia, componendola sul pianoforte che suonava lo stesso Caruso. In questa canzone, uscita nel 1986, Lucio Dalla ci racconta una storia intima, fatta di passioni e malinconia, di amore e solitudine.

“Qui dove il mare luccica e tira forte il vento su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento“, canta Lucio, che riesce a trasportarci a Sorrento e a restituirci le suggestioni del luogo. Poi introduce il tema sentimentale e il canto di passione: “te voglio bene assaje ma tanto, tanto bene sai, è una catena ormai che scioglie il sangue dint’è vene, sai“.La bellezza di questo brano sta nella capacità di raccontare un sentimento e nel provocare sentimenti analoghi.

“Vide le luci in mezzo al mare, pensò alle notti là in America, ma erano solo le lampare e la bianca scia di un’elica“, canta Lucio, raccontandoci di Caruso che affacciato al terrazzo ripensa alla sua vita. Quest’uomo è ora malinconico perché sa che la sua carriera è al termine, così come la sua vita. E’ l’amore a salvarlo. “Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso, che con un po’ di trucco e con la mimica puoi diventare un altro”, canta Lucio, perché Caruso per tutta la vita, a causa del suo lavoro, è stato costretto a indossare infinite maschere. Ora, accanto a questa ragazza, guardando i suoi occhi “vicini e veri“, “gli sembrò più dolce anche la morte“.

(ilfattoquotidiano.it)
Lucio Dalla, cinque anni fa la morte: ci manchi, Santo laico che hai dimenticato di dare un paio di dritte in caso di addio. Ogni anno partono le commemorazioni, i concerti, i film, le interviste, e i retroscena, sempre per dirne una in più su di lui, è anche vero che la commozione per Dalla è stata quanto di più sincero si è visto nell’intero stivale. A Bologna, poi, mai a nessuno è stato concesso un tributo dopo la morte come a lui. Peccato per quell’eredità vagolante nel caos dell’umano appetito. Per quei beni materialissimi finiti tirati come la sua giacchetta d’artista di cui sopra.

Time – Note dal Passato: Lucio Dalla
“Galeotto è stato il clarinetto. Ho incominciato a suonarlo non sapendo una nota di musica. Mi sono ritrovato giovanissimo a suonare con Chet Baker e a giocare a flipper con Andy Warhol”.

“Con Torino ho un rapporto speciale. Ricordo il mio esordio assoluto al “Le Roi”, una balera di due fratelli che gestivano con gli stessi criteri un’impresa di pompe funebri”.

“All’epoca, mi sentivo un maudit, snobbavo la canzonetta. Rigettavo l’idea di diventare un idolo pop. E’ stato Gino Paoli a convincermi”.

“Ricordo un concerto a Salerno, agli inizi. Un anziano mi centrò in pieno torace con una mela, facendomi un male cane. Avevo debuttato a Sanremo con “Paff Bum”, una pazzia futurista”.

“Luigi Tenco sembrava l’uomo più lontano dall’idea del suicidio. Siamo andati insieme, allegri a Sanremo. Ci presi in giro per l’eliminazione. Sono stato così male che ho rimosso la cosa in modo definitivo”.

“Con “4 marzo 1943” mi sono sentito per la prima volta amato dalla gente e desideroso a mia volta di amarla. Cantavo già da quattro anni. Ma ho capito solo allora quanta gioia potevo regalare con le mie canzoni. Chico Buarque l’ha tradotta in portoghese. Gliel’ho cantata in un ristorante a Campo de’ Fiori. Si è messo a piangere a dirotto. Tornato in Brasile ha inciso una sua versione. Un successo pazzesco”.

“Roberto Roversi è stato la mia scuola, la mia svolta artistica. Con lui ho imparato a cercare il meglio dentro di me, la libertà dalle regole, oltre il decalogo del paroliere”.

“Il mio rapporto con la gente dura da quasi cinquant’anni. Un altro dinosauro come me sarebbe stato ammazzato. E invece io continuo a stare dentro la gente. Mi sento uno che esiste solo perché esistono gli altri”.

“Mi piace solo De Gregori. Mi viene da piangere quando ascolto “Santa Lucia” o la “Donna Cannone”. Peccato che negli anni si sia così incupito. Prima era un allegrone. Guccini mi riesce difficile ascoltarlo. Anche De Andrè. Capivo che era importante, lo stimavo, ma non mi ha mai coinvolto”.

“Amo il cinema più della musica. Quando sono a Bologna, non vedo mai meno di un film al giorno. Stravedo per i fratelli Coen e tutto il cinema di Pasolini. “Uccellacci e uccellini” è il film che ho visto di più. Considero “Satyricon” il capolavoro di Fellini. Veniva spesso ai suoi concerti e si addormentava in quinta. Stava preparando “Ginger e Fred”. Era un visionario con un profondo senso musicale”.

“Da giovane ero molto devoto di Padre Pio. Oggi credo nella bellezza del credere. La casualità non esiste. E’ una manifestazione del sacro”.

“La mia formazione musicale ha una parte anglofona e una parte francese, anche se le mie radici sono profondamente italiane. Abito da sempre a Bologna. Ho case a Urbino, in Sicilia sull’Etna, alle Isole Tremiti. Ma a causa del lavoro le sfrutto poco. Preferisco la barca ormeggiata a Castellamare di Stabia, un vero e proprio studio galleggiante”.

“Amo i dialetti, in particolare quelli del Sud, delle mie origini. Adoro il dialetto bolognese. Nelle mie canzoni ho inserito delle frasi dialettali”.

“La mia storia musicale è cominciata col jazz. E’ così che si è formato il mio amore per la musica, che poi è cambiato. La musica non ha steccati”.

“Il mio rapporto con la lirica è iniziato con la regia di “Pierino e il lupo” di Prokofiev. Poi ho fatto “Pulcinella” di Stravinski, con l’ Arlecchino di Busoni. Ne vorrei fare molte altre, ma trovare il tempo non è facile”.

“Caruso è nata in modo molto casuale. Una volta la mia barca si è rotta e mi sono fermato nel porto di Sorrento. Mi hanno dato la suite dove era morto Caruso. C’era il pianoforte che aveva usato lui. Mi sono fatto raccontare le ultime ore della sua vita. Poi ho aggiunto  della parti in napoletano per dare l’epos giusto. Mai avrei pensato che quella canzone avrebbe venduto 30 milioni di dischi nel mondo”.

“Conosco bene Silvio Berlusconi. Mi divertivo a raccontare, a chi mi chiedeva di lui, che sicuramente è migliore di quello che sembra. Non l’ho mai votato, ma umanamente è piacevole”.

“Le grandi case discografiche hanno stravolto la musica. È difficile trovare un equilibrio tra qualità e successo in un tempo come questo. Però ha anche ottenuto spazio una musica di nicchia. I cambiamenti vanno sempre guardati non con sospetto, ma con fiducia”.

La grande idea di “Nuvolari” è stata di trasformare in una canzone il passaggio storico importante dalla civiltà contadina alla cultura e alla civiltà industriali. Oggi la civiltà contadina è stata completamente cancellata. E’ cambiato il linguaggio, sono cambiati i comportamenti, sono cambiati i segni. L’Italia, da Nuvolari in poi, ha cominciato quel processo di globalizzazione che ha avvicinato culture diverse, facendo comunque perdere al nostro Paese una parte della sua identità”.

“La televisione e i mass media hanno cambiato i modelli di aggregazione. Oggi non c’è più il contatto con gli altri che vivono l’evento insieme a te, uscendo dalle case, venendo dalle città e dalle campagne. La televisione è destinata a svuotare gli stadi, cosa che sta accadendo. Noi lo chiamiamo progresso, ma in realtà perdiamo tutta una serie di benefici che ci venivano dal condividere fisicamente dei grandi eventi con altri esseri umani. La nascita di un mito, corrispondeva a una necessità sociale. Oggi non è più così. Non ci sarà più un Che Guevara, perché la condivisione delle sue problematiche erano di tipo sociale, politico, totale, fisico. Oggi è sostituito da miti prevalentemente virtuali, telematici”.

“Ho scritto “Futura” dopo una visita a Berlino. Berlino Ovest era tutta una luce, Berlino Est tutta buia. Sono andato al Check-Point Charlie. Mi sono fermato a guardare. Poi è arrivato un taxi. Dentro c'era Phil Collins dei Genesis. E' sceso e si è messo anche lui a guardare, senza dire niente. Non sono andato a parlargli, anche se mi sarebbe piaciuto. Perché non avrei sopportato che in quel momento qualcuno fosse venuto a parlare con me”.

Gesù ha saputo essere anacronistico. Ha creato codici nuovi. Come lui San Francesco. Mass-mediologi assoluti, uomini che avevano capito tutto”.

Parole & Musica: Michele Mondella (discografico, collaboratore di Lucio Dalla fin dagli Anni 70)
“La genialità di Lucio non aveva regole. Scriveva pensieri, prendeva appunti, seguiva la sua curiosità. A volte tutto ciò diventava una canzone, più spesso erano stimoli che rimanevano nella sua testa o diventavano altro. Però paradossalmente amava l’ordine, come mangiare sempre alla stessa ora, arrivare puntualissimo agli appuntamenti e avere le giornate perfettamente cadenzate da riunioni e incontri”. 

augusto.sciarra@rai.it

 

 

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