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Music News di Augusto Sciarra

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23-01-2017 19:34

Music News di Augusto Sciarra

(optimaitalia.com)
Biffy Clyro tra gli ospiti di Sanremo 2017 dopo 3 concerti in Italia: Milano, Roma e Padova
La rock band sarà nel nostro Paese all’inizio del mese di febbraio per tre concerti: a Milano il 2 febbraio (al Fabrique), a Roma il 6 febbraio (all’Atlantico) e a Padova il 7 febbraio (Gran Teatro Geox). A seguire sarà sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, tra i superospiti internazionali in programma al 67° Festival della Canzone Italiana.  Il loro ultimo album si intitola Ellipsis ed è entrato al n.1 della classifica inglese, tedesca, svizzera e irlandese.

Parole & Musica: Biffy Clyro
“Il rock è la forma più espressiva di musica. I nostri album preferiti restano: “Back In Black” e “Appetite For Destruction”. Nel rock ci sono ancora tanti suoni nuovi da sperimentare grazie alla tecnologia moderna”.

“Ellipsis è una reazione agli album che abbiamo fatto in precedenza. Questa volta abbiamo deciso di superarci. In studio abbiamo utilizzato elementi diversi rispetto a prima, e ci siamo concessi il lusso di intraprendere nuove direzioni. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Ci sono band che hanno avuto successo con un album e continuano a ripetere lo stesso sound nel tempo per non deludere i fan, noi vogliamo fare di testa nostra”.

“Abbiamo registrato il nuovo album negli stessi studi di Frank Sinatra, Guns N’ Roses, Beach Boys, B.B. King, Rolling Stones. E’ stato bello lavorare in California”.

“Essere in tour richiede un grosso impegno. Siamo amici sin da piccoli, siamo sempre rimasti uniti. Prima eravamo lontani da casa per periodi molto lunghi, ora cerchiamo di ritagliarci del tempo per tornare dai nostri cari”.

Time – Note dal Passato: Allen Ginsberg (poeta; Newark, 3 giugno 1926 – New York, 5 aprile 1997)
“I miei ostacoli personali sono diversi, faccio il voto di superarli. Le mie nevrosi, paure, la mia paranoia sono infinite, faccio il voto di guarirle. Le porte del Dharma sono aperte verso situazioni nuove, faccio il voto di attraversarle tutte. Il cammino di Buddha è infinito, faccio il voto di seguirlo. E’ il cammino dell’apertura dello spirito”

“Sono cresciuto secondo un ritmo poetico, il ritmo greco, il linguaggio del tamburo di Prometeo. Ho amato Edgar Allan Poe, Milton, Shelley, Shakespeare. Verso i nove anni ho preso coscienza di essere gay. Mia madre è finita in ospedale psichiatrico quando ero molto giovane. Ho conosciuto molto presto l’isolamento e la depressione spirituale. Mi sentivo diverso dagli altri miei coetanei, per la malattia di mia madre, per il comunismo della mia famiglia, per il mio interesse verso la poesia, la politica e la musica. Ascoltavo Leadbelly, blues, jazz di New Orleans, Bessie Smith, Billie Holiday, King Oliver, e classici come Beethoven e Bach. Ogni domenica andavo in chiesa per sentire gli spirituals. Da giovane sono entrato in contatto con la musica africana”.

“La schizofrenia di mia madre mi ha reso più tollerante verso l’eccentricità e i comportamenti irrazionali. Il caos non mi disturba perché mi sono dovuto confrontare con la schizofrenia, cercando di non perdere il senso dell’equilibrio. Sono stato vaccinato molto presto contro la follia. Ho conosciuto molti pazzi “sani”.

“Le mie influenze sono state: Poe, Kerouac, Burroughs, Whitman e Blake. Anche io, come mia madre, ho iniziato ad avere delle allucinazioni. Sentivo la voce di Blake. Ma invece di esserne turbato, l’ho accettata come un’esperienza in più, un motivo per essere tollerante. La mia può essere paragonata a un’esperienza psichedelica, come se avessi preso un acido. Era una pausa nella natura della coscienza, ma senza aver preso stupefacenti né fumato erba”.

“Burroughs, Blake, Kerouac, Herbert Hunky, Neil Cassady, Gregory Corso ed io eravamo un gruppo comunitario, dove ognuno aveva una personalità specifica, interessante. Un altro aspetto del nostro gruppo era la tolleranza verso i gay e l’omosessualità. C’era questa tolleranza verso la liberazione omosessuale, ancora prima che diventasse un movimento. Pensavamo che fosse giusto vivere l’esistenza umana normale, senza pregiudizi. Avevamo un interesse anche per il buddismo, per la meditazione e la nozione di vuoto sunyata sanscrita”.

“Nel ’55 ci preoccupavamo della situazione ecologica. Avevamo un interesse per l’arte come vocazione sacra. L’idea di essere poeti era la nostra vita. Ascoltavamo il be bop, il jazz, Charlie Parker, Monk, Gillespie”.

“La beat generation era basata sul be bop. In seguito è nato un movimento letterario musicale, con i testi di Bob Dylan, John Lennon, Ed Sanders dei Fugs, Lou Reed, Frank Zappa. I loro testi erano l’ideale prosecuzione delle tradizione blues, rhythm & blues, rock & roll”.

“Mi hanno spesso prescritto degli oppiacei per i miei calcoli renali. Non bevo alcol per ubriacarmi. Ho preso LSD per meditare. Ho usato la marijuana per studiare la pittura, in particolare Cézanne. Mi è capitato di avere brutti trip, viaggi di morte difficili da risolvere. Li ho superati nel 1963 andando in India, dove ho incontrato il lama tibetano Dudjom Ranpocha”.

“Dal 1972 pratico la meditazione buddista che permette di ottenere una coscienza dello spazio, un’apertura di spirito a livello della vita di tutti i giorni. Kerouac mi aveva fatto scoprire l’idea base del buddismo, la teoria”.

“Siamo stati noi ad aprire le porte alla generazione hippie. Hanno sviluppato i nostri temi concettuali, come: liberazione sessuale, liberazione della natura dai danni e dal desiderio di conquista dell’uomo, liberazione della propria natura umana, presa di coscienza della possibilità di distruzione del nostro pianeta e che la dipendenza dall’industria petrolchimica è un incubo che avvelena la terra. Altri temi: l’intelligenza va sviluppata insieme al sentimento; un’ideologia non deve escludere il sogno, l’immaginazione”.

“Nel ’65 Cuba non mi accettava perché avevo criticato la campagna anti-omosessuali di Fidel Castro. Le autorità di Praga non mi volevano perché ero stato nominato “Re di Maggio” dalla contestazione studentesca. E così ho accettato l’invito di Bob Dylan a andare a Londra in occasione del suo concerto alla Royal Albert Hall. In quella occasione ho fatto da cavaliere a Marianne Faithfull. Dopo lo spettacolo ho raggiunto Dylan nella sua stanza d’albergo, dove c’erano anche i Beatles”.

“Bob Dylan stava girando il film “Don’t Look Back” e mi ha chiesto di accompagnarlo in “Subterranean Homestick Blues”. Mentre ero in Inghilterra ho frequentato Donovan, Mick Jagger, Paul McCartney e i poeti di Liverpool. In quel periodo è stato organizzato un meeting di poesia all’Albert Hall. Ricordo che c’erano circa settemila persone, e tra il pubblico anche Indira Gandhi. Sono tornato a Londra nel 1967, inviato dal governo che aveva organizzato degli stage di poesia. C’è un incontro organizzato dallo psichiatra Art D. Liang, cui erano presenti: David Cooper, Malcolm X, il Living Theatre, Grateful Dead. Lo psicologo e scienziato Gregory Batsons, autore del libro “La psicologia della mente”, ha tenuto una conferenza stampa sull’effetto serra. Affermava che entro una ventina d’anni sarebbe stato visibile a occhio nudo, con l’effetto delle piogge acide e del surriscaldamento dell’atmosfera”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

 

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