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Music News di Augusto Sciarra

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05-03-2017 21:03

Music News di Augusto Sciarra

Time – Note dal Passato: Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998) – seconda parte
Sono tanti gli artisti italiani (da Vasco Rossi a Ligabue, ai Litfiba) che considerano Lucio Battisti un punto di riferimento. Grazie alle sue intuizioni, la canzone italiana da hit parade ha scoperto suoni e soluzioni tipici del rock e della black music.

Gianni Boncompagni: “Le sue canzoni sono state la colonna sonora della mia vita. Lucio era da tempo, per sua scelta, un personaggio virtuale. Era come Mozart o Ravel, viveva attraverso le sue canzoni. Ricordo il giovane cantautore, timido, simpatico, di Poggio Bustone, che veniva a cena con me e Renzo Arbore in una trattoria dietro al Colosseo ai tempi del programma Bandiera Gialla portato da Mogol. Lanciammo tutte le canzoni di Lucio. Erano bellissime. Quel giovane scontroso, impacciato nei rapporti con la gente, possedeva un talento impressionante. La forza di Battisti erano le sue canzoni, non il personaggio”.

Giulio Rapetti (in arte: Mogol): “Lucio sembrava che non si preoccupasse molto della sua voce. Invece, il suo modo di cantare era frutto di uno studio molto attento. Prima di registrare una canzone, la imparava a memoria, la studiava, ne cambiava le sfumature, la faceva sua, se ne appropriava. La sua grande forza era la cura dei particolari, e la spontaneità dell’esecuzione”.

Renzo Arbore: “'Lucio e' stato il più grande innovatore della musica leggera italiana. Ha rivoluzionato la nostra musica senza avere la pretesa di voler cambiare il mondo. Una volta andai con lui ad una festa in casa di amici. Verso la fine della serata imbracciò una chitarra e cominciò a cantare le sue canzoni, e noi con lui. Era felicissimo. Ritornando a casa mi confessò di essersi divertito molto perché non aveva mai passato serate così. In quel momento mi resi conto della sua solitudine, e di come si era chiuso nei confronti del mondo”.

Alberto Radius (chitarrista, Formula 3): “A Lucio dobbiamo tanto. Noi gli abbiamo regalato il “sound”. Abbiamo suonato in tutti i suoi dischi più importanti. Senza di lui non sarebbero esistiti: Lucio Dalla, Francesco De Gregori, e molti cantautori che sono venuti dopo di lui. E’ stato un grande, seppure con i suoi difetti umani. A quei tempi non concedere un autografo era considerato un affronto verso i fan. Diceva spesso “I santini sono finiti”, intendendo che era meglio una stretta di mano che una scritta su un pezzo di carta”.

Pietruccio Montalbetti (Dik Dik):Tanti hanno detto di aver scoperto Lucio. A credere veramente in lui sono stati Christine Leroux talent scout  della Ricordi, e Mogol. Non viveva come una rockstar. Si negava, raramente concedeva autografi. È rimasto sempre un ragazzo semplice”. 

Patty Pravo: “Mi piacevano: la sua ricerca di nuove sonorità, le sue sperimentazioni, l’essere  fuori dagli schemi''.

Gino Paoli: “Certe canzoni nascono da coincidenze straordinarie. In questo caso: l'incontro tra il talento di Battisti e quello di Mogol. Quando è venuta a mancare una delle due coincidenze, la magia è finita''.

Edoardo Bennato: “Lucio Battisti appartiene a tutti. La sua carriera è divisa in due fasi: quella con Mogol, e quella in cui non voleva sapere più niente dell'ambiente musicale”.

Maurizio Vandelli (Equipe 84): “Quando mi faceva sentire i suoi pezzi mi emozionavo. Ha sempre avuto paura del pubblico. Il successo ha mostrato un altro lato del suo carattere: la facilità con cui chiudeva i rapporti”.

Bobby Solo: “Ho conosciuto Lucio nel 1965, negli uffici della casa discografica Ricordi. Andavamo spesso a mangiare con Don Backy e Gino Santercole, e al cinema. Agli inizi stavamo spesso insieme. Era timido, introverso, molto chiuso. Aveva molto successo con le ragazze alle quali ispirava curiosità, tenerezza”.

Giuseppe Chiucchiù (paparazzo, autore delle foto private di Lucio Battisti, nella villa bunker del complesso 'Dosso di Coroldo' a Molteno): ''Avrò fatto sei rullini in una settimana. Una volta l' ho aspettato in macchina perchè sapevo che doveva fare la spesa con la moglie. E' uscito, si è accorto di me, da inseguitore sono diventato inseguito. Poi mi sono appostato tra i rami, ho spruzzato un repellente per non fare avvicinare i suoi cani, e lì l'ho sorpreso la mattina presto. Era lì nel suo mondo, tranquillo, parlava con quella sua voce sottile inconfondibile”.

augusto.sciarra@rai.it

 

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