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Music News di Augusto Sciarra

Notizie dall’Italia e dal Mondo

15-02-2017 17:52

Music News di Augusto Sciarra

(ansa.it)
Tutto Beethowen al Politeama Garibaldi di Palermo. Venerdì 17 e sabato 18 febbraio con il pianista Barry Douglas.
Dedicato a Ludwig van Beethoven il programma dei concerti di venerdì 17 febbraio 2017 (20,30) e sabato 18 (17,30) al Politeama Garibaldi. A condurre l'Orchestra Sinfonica Siciliana il pianista e direttore Barry Douglas. Il programma: Ludwig van Beethoven, Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in sol maggiore op.58 per pianoforte e orchestra; Concerto n.5 in mi bemolle maggiore op. 73 per pianoforte e orchestra "Imperatore".

(piacenza24.eu)
Musica di alta qualità sul palco del Milestone con il quartetto Tonolo-Zambrini-Micheli-Zirilli
Piacenza – Sabato 18 febbraio 2017 alle ore 22:00, sul palco del Milestone salirà un quartetto di grandi musicisti: Pietro Tonolo al sax, Antonio Zambrini al pianoforte, Marco Micheli al contrabbasso, Enzo Zirilli alla batteria.

(nuovadelsud.it)
Musica, tour lucano per Nicola Piovani a Melfi, Francavilla e Potenza
Il concerto “La musica è pericolosa” si terrà venerdì 17 febbraio, alle 21 al Teatro Ruggiero di Melfi, sabato al Teatro Columbia di Francavilla in Sinni; domenica 19 febbraio alle 18.30 al Teatro Don Bosco di Potenza. L’intero incasso del concerto di domenica 19 febbraio verrà devoluto alle popolazioni del Centro Italia vittime del sisma.

Parole & Musica: Nicola Piovani
“Sono entrato in contatto con la musica da ragazzino. In casa la radio era sempre accesa. I miei genitori ascoltavano musica leggera, il Festival di Sanremo, Nilla Pizzi, Claudio Villa, Domenico Modugno. Avevo 13 anni e studiavo il pianoforte quando ho ascoltato le variazioni di Goldberg di Bach e l’Opera 110 e la 31, n.1 di Beethoven. In quel momento mi sono innamorato della musica classica”.

“Ho fatto la gavetta suonando l’organo in chiesa, ai funerali e ai matrimoni, anche in un night dove ho incontrato un grande maestro: Fiorenzo Fiorentini”

“Sono cresciuto ascoltando Ravel, Britten, Clara Schumann, Chopin, i Queen, Beatles, Duke Ellington”,

“Fin da ragazzino la musica mi ha creato una dimensione di profonda malinconia. E’ qualcosa da cui devo difendermi, a meno che non riguardi il mio lavoro. Quando lavoro posso fare di tutto. Il lavoro diventa uno scafandro di protezione, altrimenti la musica mi aggredisce”.

“Benigni è un regista particolare. Appartiene alla dinastia degli artisti-poeti. Ha la capacità di coniugare la commozione per l’umana tragedia con i gesti minimi di una pausa pranzo”.

“Ennio Morricone è un vero maestro. Ho imparato molto da lui, ascoltandolo, studiandolo, conversando con lui di musica, spiandolo mentre lavora, chiedendogli consigli. La stagione western di Leone-Morricone è irripetibile”.

“Con Fabrizio De André ho scritto delle canzoni all'inizio della mia carriera.  Ho collaborato con Francesco De Gregori, scrivendo un controdisegno di pianoforte per una sua canzone”.

(savonanews.it)
Albenga: "Ghemon dj-set raccontato” al circolo Arci "Messico & Nuvole"
La musica è soprattutto condivisione: scambiarsi musica è un po' come raccontarsi, spogliarsi e lasciare che siano i versi e i suoni a parlare per noi. È questo l'obiettivo dei "Dj-set raccontati", nuovo format lanciato da GHEMON. Un progetto in bilico tra un dj set e una chiacchierata informale. Durante le performance il rapper avellinese passerà in rassegna le canzoni che più hanno segnato la sua vita artistica e personale, raccontando il suo rapporto con ognuna di queste.

Parole & Musica: Ghemon
“Ho scoperto il rap a 13 anni, poi il rhythm & blues e il soul. D’Angelo, Marvin Gaye, Stevie Wonder, Donnie Hathaway. Kendrick Lamar, Little Dragon, Frank Ocean. Oggi mi sento vicino a un artista come era Fred Buscaglione. Sono libero dagli schemi che mi imponeva la scena da dove arrivo”.

“Mi sono avvicinato all’hip hop grazie all’aerosol art. Ero un ragazzino alla ricerca di identità. Mi sono imbattuto nell’hip hop che mi ha aperto un universo.

“Non amo le etichette, e per questo cambio in continuazione. Voglio essere libero di fare quello che mi viene in mente. Sono un autore di canzoni, un rapper, un musicista leader di una band, attore di film drammatici”.

“Il mio nome d’arte è ispirato al personaggio di Ghemon della serie Lupin”.

Time – Note dal Passato: David Sanborn (Tampa, 30 luglio 1945; sax)
“Sono tanti gli artisti cin i quali ho collaborato durante la mia lunga carriera: David Bowie, Albert King, Little Milton, Paul Butterfield, i sassofonisti Roscoe Mitchell e Julius Hemphill, James Brown, Bryan Ferry, Michael Stanley, Eric Clapton, Bobby Charles, Cat Stevens, Roger Daltrey degli Who, Stevie Wonder, Paul Simon, Jaco Pastorius, The Brecker Brothers, Michael Franks, Kenny Loggins, Casiopea, Players Association, Todd Rundgren. E ancora: Bruce Springsteen, Little Feat, Tommy Bolin, Bob James, James Taylor, Al Jarreau, Pure Prairie League, Kenny G, George Benson, Joe Beck, Donny Hathaway, Elton John, Gil Evans, Carly Simon, Guru, Linda Ronstadt, Billy Joel, Kenny Garrett, Roger Waters, Steely Dan, Ween, gli Eagles, The Grateful Dead, Nena, Utada Hikaru, Toto, Phil Collins. Charlie Haden, Jack DeJohnette, Marcus Miller, Bill Frisell, e Marc Ribot, Joey DeFrancesco e Steve Gadd, Ricordo in particolare una jam session con Sonny Rollins e il mio amico George Duke alle tastiere”.

“Uno dei miei maestri è stato Gil Evans. Mi ha insegnato che la musica non ha un colore preciso, che non può essere circoscritta in santuari, che non serve innalzare dei muri. Questo insegnamento ha influenzato anche il mio modo di intendere la vita e la politica. Ho imparato che la contaminazione, il miscuglio di idee e esperienze diverse  porta ottimi frutti”.

“L’esperienza con David Bowie, tra il 1970 e il 1975 anno della pubblicazione di “Young Americans”, è stata molto importante per la mia crescita. Tra gli anni ’50 e ’70 sono stato molto innamorato della black music, in particolare del sound ella Motown. Poi mi sono avvicinato al blues, al jazz di John Coltrane, Dizzy Gillespie, Miles Davis. Miles, quando suonavo con lui negli anni ’70, affermava di vedere un ponte tra il jazz, il blues e la rivoluzione rock di Hendrix, che ancora oggi cerchiamo di capire”.

“Conosco Eric Clapton da molto tempo. Anche se vivesse sempre a Chicago, resterebbe un “dannato” inglese. Le sue caratteristiche sono: il feeling prima della tecnica, la passione per le pause. Chi, negli anni ’60, ha scritto sui muri di Londra: Clapton is god, lo ha fatto soprattutto per quei silenzi dopo gli assoli”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

 

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