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Music News di Augusto Sciarra

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14-03-2017 14:59

Music News di Augusto Sciarra

(ilgiornale.it)
Mezzo secolo della band che aprì le porte del rock. Nella ristampa del disco d'esordio c'è già tutto il talento di Morrison & C. nel fondere stili diversi.
I fan dei Doors hanno ricevuto un regalo con l'album inedito Live at London Fog, che mostra la band alla sua prima uscita alle prese con il blues e l'improvvisazione. Ha detto Krieger: “Questa è la roba dei Doors più vecchia che io abbia sentito. Forse suonavamo da sei-otto mesi, al massimo un anno. Jim non era ancora uscito dal suo guscio”. Quella sera, al London Fog di Los Angeles, eseguirono una versione di The End lunga 15 minuti e interrotta soltanto dal proprietario del locale.

Parole & Musica: Robbie Krieger (chitarra; The Doors)
“Non credo che le mie esperienze prima dei Doors sono state più influenti di quelle jazz di Densmore o blues di Ray e Jim. Quel che è certo è che ai tempi nessuno suonava come noi”.

“Durante le registrazioni di “Strange Days” siamo stati molto influenzati dall’album “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” dei Beatles. I nostri testi, però, non parlavano di amore universale. Jim Morrison possedeva una grande sensibilità e un’intelligenza sopra la media. Ha capito in anticipo che quell’ottimismo diffuso sarebbe finito male, come poi è successo”.

“Jim aveva la capacita di trasformare un concerto in un evento indimenticabile. Il suo muoversi sul palco, i suoi testi, il suo modo di comunicare col pubblico, sono cose che non ho più avuto modo di vedere. Purtroppo l’alcol ha preso il sopravvento su di lui. Lavorare con Jim è diventato sempre più difficoltoso. I problemi con la Polizia erano sempre più frequenti. Durante le registrazioni di “L.A. Woman” arrivava a bere anche  quaranta birre in un giorno di prove. Gli attriti all’interno della band erano sempre più evidenti. Ma abbiamo comunque realizzato uno dei nostri album più belli”.

“Vedevo che la strada che aveva intrapreso l’avrebbe portato alla rovina. Avrei potuto salvarlo, non ci sono riuscito.  Questo pensiero mi ossessiona da anni”.

Time – Note dal passato: Ray Davies (The Kinks)
“Da piccolo ho frequentato una scuola dove cantavamo molti inni religiosi della Chiesa d’Inghilterra. Questa esperienza è stata molto importante per la mia formazione. Sono cresciuto ascoltando di tutto: l’Opera, Cab Calloway, Elvis Presley, country & western, Hank Williams, il blues delle origini, rock & roll. Ho anche frequentato una scuola d’arte, dipingevo, mi interessavo di cinema e di teatro”.

“Nel 1964 ho ottenuto il primo, grande successo con la canzone “You really got me”. Quello è stato per me un periodo fantastico. Improvvisamente, tutte le componenti chimiche del mio organismo funzionavano perfettamente. Ho scritto moltissimi brani in pochissimo tempo: See my friends, Fancy, Rainy day in june”, Well respected man, Deadicated follower of fashion”.

“Era l’era dei Beatles, The Who, Rolling Stones. Tra le varie band c’era una competizione molto stimolante. Si lavorava sapendo di produrre musica che altri musicisti avrebbero sentito. In quel periodo mi sono reso conto che molte mie composizioni nascevano dai sogni che facevo. Un esempio è “Waterloo sunset”, del 1965. Ricordo che, dopo averla incisa, mia moglie ed io siamo a andati a Waterloo per ammirare il paesaggio”.

“Verso la metà degli anni ’60, nei primi anni con i Kinks, mi sono reso conto dell’importanza dell’umorismo nei testi delle canzoni. Mi sono ispirato al commediografo Noel Coward che affermava: per dimostrare meglio la tua rabbia usa l’humor”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

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