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Music News di Augusto Sciarra

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12-04-2017 02:41

Music News di Augusto Sciarra

(spettakolo.it)
Da Ermal Meta agli Interpol: ecco la line-up del CarroPonte Festival
Annunciata la line-up del festival di Carroponte che dall’8 di giugno al 10 di settembre riempirà di musica ed eventi la città di Sesto San Giovanni.

GIUGNO
08 Dente
11 Descendents + Me First And Gimme Gimmes
16 The Spleen Orchestra
20 Machine Gun Kelly
22 Damian Marley
28 Willie Peyote
29 Francesco Gabbani
30 Brunori Sas

LUGLIO
03 Red Fang
04 Vintage Trouble + Lucky Chops
05 Ani DiFranco
06 Niccolò Fabi
10 Dinosaur Jr
11 Dropkick Murphys + Flogging Molly
14 Marra/Gué
15 Ermal Meta
16 Walk Off The Earth
20 Nobraino
22 Kenny Wayne Shepherd
27 Robert Glasper

AGOSTO
05 Billy Bragg
08 Megadeth
22 At The Drive In
23 Interpol

Time – Note dal Passato: Donovan (cantautore; Glasgow, 11 maggio 1946)
Donovan Phillips Leitch (in arte: Donovan; Glasgow, 10 maggio 1946) è stato uno dei massimi esponenti del cantautorato britannico degli anni 60. I suoi hit: “Catch the Wind”,  “Colours”,  “Sunshine Superman'', “Mellow Yellow”, “Jennifer Juniper”,  “Hurdy Gurdy Man”, “Barabajagal”,  “Season of the Witch”.

“In Scozia, quando ero bambino c’era musica ovunque. Agli inizi degli anni ’50 ascoltavamo la radio: musica folk, pop, Everly Brothers, Buddy Holly, Elvis Presley. Ai tempi del college mi sono avvicinato alla musica “impegnata”: Pete Seeger, Woody Guthrie, Bob Dylan, Joan Baez. Ho deciso di far parte anche io di quella scena musicale e cantare i problemi della gente”.

“La mia generazione è cresciuta con l’incubo della bomba atomica. Poi  è arrivato il Vietnam. Questi sono i temi che volevo affrontare nelle mie canzoni. Mi interessavano anche la meditazione e il buddismo che, secondo me, avrebbero contribuito a rendere gli uomini migliori. A quei tempi studiavo zen. A 18 anni ho inciso il primo disco. Il mio sound era un mix di jazz, folk, pop, Beatles, musica etnica, giamaicana, musica celtica”.

“Nel 1965, durante la mia prima apparizione televisiva alla BBC, ispirandomi a Woody Guthrie, avevo una chitarra con la scritta: “Questa macchina uccide”. Mi illudevo che con la mia chitarra avrei ucciso l’ignoto”.

“La critica musicale mi ha spesso accostato a Bob Dylan. Ma lui era una sorta di poeta urbano,io ero più bucolico. Ero visto come in contrapposizione ai Beatles, Rolling Stones, Dylan stesso”.

“Nel 1966 mi sono recato negli Stati Uniti e sono diventato una sorta di “bandiera del flower power movemenet”. Sono andato a San Francisco, attirato dalla scena californiana. Il movimento dei figli dei fiori è esploso nel ’67. Sono stato associato ad esso, avendo molti principi in comune con il buddismo. In California ho fatto amicizia con John Sebastian e i Mamas & Papas. Ero un fan dei Byrds di Roger McGuinn”.

“Nel 1967 sono andato con i Beatles in India, dal Maharishi Yogi. Ritrovarsi a meditare in quel paradiso terrestre, lontano dalla frenesia della città, dalle pressioni del music business, è stata un’esperienza fondamentale per le nostre vite. Suonavamo e scrivevamo canzoni. Lì sono nati: il “White Album” dei Beatles e il mio “Hurdy Gurdy Man”. Ci scambiavamo idee, esperienze, storie. Ho insegnato a John Lennon degli accordi di chitarra acustica. Da George Harrison ho imparato a suonare il sitar. Tornati in Europa, i Beatles hanno perso il loro manager Brian Epstein. Da quel momento si sono liberati dell’immagine di pop star e sono diventati dei veri artisti”.

“Negli anni ’60 i poeti beat dominavano la scena Americana. Anche in Inghilterra c’era una scena simile, con locali un po’ bohemien dove si ascoltava jazz, blues, folk, e alcuni scrittori leggevano delle poesie. Il movimento bohemien è nato a Parigi verso gli anni 40. Nel comporre le mie prime canzoni sono stato influenzato da Jack Kerouac, William Borroughs e Allen Ginsberg che era di origini francesi. C’è una legame tra la poesia beat e quella classica europea. Noi giovani cantautori inglesi apprezzavamo i colleghi d’oltre Oceano per il loro sapere mescolare poesia e jazz”.

“Nella seconda metà degli anni ’70 mi sono dedicato alla realizzazione di colonne sonore per il cinema e il teatro. Non ero interessato a scrivere canzoni-copia dei miei successi: “Mellow Yellow”, “Sunshine Superman”. Ho condotto una vita normale, lontano dai riflettori, esibendomi nei club”.

augusto.sciarra@rai.it

 

 

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